Dov'è finita la Repubblica dei partiti? Crisi della militanza, moltiplicarsi di liste civiche e antipolitica imperante ne hanno decretato la morte. Le elezioni in programma il prossimo 26 maggio rafforzeranno una tendenza già in evidenza negli ultimi anni. Rintracciare i simboli tradizionali, per capirci uno di quelli conosciuti alle ultime elezioni politiche, sarà un'impresa ardua. Così sulla scheda elettorale del 26 maggio, almeno per restare ai centri calabresi con popolazione superiore ai 15mila abitanti, ovvero con eventuale turno di ballottaggio, non compariranno i loghi di Forza Italia e del Partito democratico.
I due partiti che per anni si sono contesi la guida del Paese non saranno presenti - almeno ufficialmente come riporta la Gazzetta del Sud in edicola - in città come Corigliano Rossano, Rende, Montalto Uffugo e Gioia Tauro. Non vanno meglio le cose per chi, attualmente, occupa le stanze di Palazzo Chigi. Il Movimento 5 Stelle non sarà presente a Gioia Tauro e Montalto; stesso discorso per la Lega, che probabilmente non comparirà nemmeno sulle scheda elettorale consegnata agli elettori rendesi.
L'eccezione è Vibo Valentia dove tutti i partiti rappresentanti in Parlamento correranno per assicurarsi i seggi in palio a Palazzo Razza. Gli unici che hanno rinunciato al proprio simbolo sono stati i Sovranisti, che hanno trovato un'intesa elettorale addirittura con il Pd. Per dare vita al matrimonio politico i dem hanno preteso e ottenuto che la formazione di destra rinunciasse a inserire il logo ufficiale del partito accanto a quello della formazione guidata da Nicola Zingaretti.
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