Il grande favorito della vigilia, Nicola Zingaretti, si è tenuto alla larga dalla Calabria in questa scialba campagna per le primarie del 3 marzo.
C’è una duplice ragione alla base della scelta operata dall’aspirante leader del Pd: da un lato - si legge sulla Gazzetta del Sud oggi in edicola - la consapevolezza che la Calabria è considerata una delle roccaforti per la sua area, dall’altro la precisa volontà di girare alla larga dalle beghe locali.
Una strategia opposta a quella adottata da Maurizio Martina, fresco di un tour a queste latitudini, e consapevole che la Calabria può essere uno dei territori dove la sua candidatura potrebbe meglio reggere l’urto all’onda zingarettiana.
In gioco, però, non c'è solo questo. Perché da queste primarie passa anche il destino del Pd calabrese, commissariato da poche settimane e per la terza volta nella sua breve storia, con le mozioni nazionali che si scompongono e si intrecciano tra loro, in un gioco di equilibri locali dominati da consiglieri regionali e capibastone, che hanno infarcito le liste di loro fedelissimi.
Su tutto, poi, domina quella che molti ritengono essere la vera posta in palio domenica prossima: Mario Oliverio sarà il candidato del Pd anche alle prossime Regionali? Ad agitare i sonni dell’attuale governatore e dei suoi fedelissimi non ci sono solo i risvolti dell’inchiesta in cui per Oliverio è stato disposto l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore.
Come potrebbe, infatti, l’area del governatore avanzare pretese di golden share nel partito se la lista messa in piedi per l’assemblea nazionale dovesse arrivare dietro a quella messa in piedi, sempre a sostegno di Zingaretti, dai frondisti Carlo Guccione e Bruno Censore?
I numeri che usciranno dai gazebo misureranno il grado di consenso che Oliverio è ancora in grado di esercitare nel Pd calabrese.
Più che a primarie nazionali, siamo di fronte a una conta interna tra i colonnelli locali.
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