Unione fra Mater Domini e Pugliese-Ciaccio a Catanzaro, M5S: a rischio l'ospedale di Lamezia
Monta la polemica sull'integrazione tra le aziende Mater Domini e Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. La fusione approvata all'unanimità dalla Commissione sanità del Consiglio regionale "metterebbe in serio pericolo l'ospedale di Lamezia Terme, sia se lo inglobasse, sia se lo escludesse", afferma il deputato M5s Giuseppe d'Ippolito, deciso ad "ostacolare a ogni costo il progetto, difendendo senza resa l'ospedale lametino". D'Ippolito solleva grossi dubbi: sul piano legislativo, già rappresentati dal Movimento 5stelle, come sul piano organizzativo e per quanto concerne i bilanci delle due aziende del capoluogo regionale: "Allo stato attuale Mater Domini fagociterebbe Pugliese-Ciaccio, che dovrebbe subire una ripartizione delle unità operative imposta dal commissario governativo precedente e perfino accollarsi gli ingenti debiti del policlinico universitario catanzarese, che dalla Regione Calabria continua a ricevere, dal 2012, un corrispettivo annuale superiore di circa 10milioni rispetto a quanto consentito dalla norme. L'integrazione in argomento – sottolinea D'Ippolito – costringerebbe al rifacimento radicale della rete dell'assistenza, cancellerebbe per sempre la tanto attesa realizzazione del Centro politrauma regionale a Lamezia Terme, in quanto gli investimenti si concentrerebbero sulla nuova e più attrezzata azienda unica, e svilirebbe ruolo e capacità di risposta degli ospedali del territorio, cioè quelli di Lamezia, di Soverato e di Soveria Mannelli, che non possono essere dimenticati o, peggio, abbandonati". D'Ippolito è convinto che si debba aprire un'ampia discussione politico-istituzionale anche per non seppellire la proposta di legge del M5S di iniziativa popolare, di riassetto delle aziende del Servizio sanitario calabrese, "congelata" dal Consiglio regionale. "Al contrario - sostiene - di quanto pensano diversi consiglieri regionali e i soliti vecchi della politica catanzarese, cui si aggiunge Tonino Scalzo, pronto al cambio di casacca, l'integrazione riguarda anche i rappresentanti parlamentari. Ciò perché la Calabria è in piano di rientro e registra un disavanzo di quasi 200 milioni annui, al netto di possibili artifici contabili, da parte della Regione Calabria, volti a non fermare le assunzioni di nuovo personale".