La Calabria svolta a destra, non in modo nettissimo, ma rispettando le previsioni. Una nuova era è alle porte, anche se gli esiti ancora sono difficili da definire. Le prime elezioni post-pandemia, con un Parlamento ridotto di un terzo per numero di eletti, fanno emergere tra il Pollino e lo Stretto alcuni aspetti interessanti.
M5S può esultare
Su tutti, il successo del Movimento 5 Stelle. Certo, non ci sono le percentuali record raggiunte nel 2018, ma i pentastellati si confermano di gran lunga il partito più votato, sfiorando il 30 per cento dei consensi e sorpassando di oltre dieci punti percentuali la seconda formazione ovvero Fratelli d’Italia. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla vittoria nel collegio uninominale di Cosenza dove l’uscente Anna Laura Orrico è riuscita a prevalere - seppur per poche centinaia di preferenze - su Andrea Gentile, big di Forza Italia e rappresentante di un centrodestra che già pregustava il “cappotto” nei sette collegi calabresi. Ricondurre il successo del M5S alla difesa strenua del Reddito di cittadinanza è fin troppo semplice, in realtà la formazione guidata da Giuseppe Conte è riuscita a catalizzare i voti in libera uscita dall’elettorato di sinistra poco attratto dall’attuale campo progressista. C’è da capire, adesso, se dall’opposizione i 5 Stelle sapranno assumere un atteggiamento responsabile, abbandonando la conflittualità galoppante delle ultime settimane e collaborando, seppur dall’altro lato del Parlamento, un atteggiamento responsabile e proteso al bene del Paese (e della Calabria).
La crisi del Pd
La tornata elettorale certifica pure la profonda crisi del Partito democratico, incapace di risalire la china dopo le ultime due sconfitte patite in rapida successione alle Regionali del 2020 e dell’anno successivo. Le percentuali raggiunte in Calabria sono addirittura inferiori a quelle guadagnate dai Dem a livello nazionale. Sicuramente non è l’esordio migliore da segretario per Nicola Irto, che pure strappa il pass per il Senato grazie al primo posto occupato nel listino bloccato. Per il principale partito del centrosinistra si apre una fase di profonda riflessione sugli errori compiuti e sulle scelte mancate. Ci sarà da ricalibrare la linea di opposizione al governo regionale, ma è probabile che si assista pure a un rimescolamento interno delle carte. È il presagio di un partito che non si può definire stabilizzato, perché destinato a produrre in prospettiva nuove leadership.
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