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Sanificare la sanità, profili giusti pure alla periferia del Basso Impero

In un ideale saggio su come alimentare l’antipolitica, inevitabilmente la bibliografia farebbe riferimento alla Calabria di questi giorni. Tre commissari alla sanità “bruciat i” in modo grottesco, un presidente del Consiglio regionale ai domiciliari per concorso esterno, un senatore che finisce su tutte le prime pagine per un’uscita incommentabile sono
soltanto gli ultimi passaggi di una via crucis che alimenta la sfiducia.

Sui social, al bar (quelli ancora aperti) o dal parrucchiere, è un tiro al bersaglio per dare sfogo alla rabbia, in un territorio che già in occasione delle ultime regionali – era il 26 gennaio, non un secolo fa – ha portato alle urne appena il 46% degli aventi diritto. La disaffezione cresce, la forbice si allarga, il Covid ha messo a nudo tutte le carenze di una logica ragionieristica capace di produrre solo tagli e viaggi della speranza, senza neanche ripianare un debito che piuttosto continua a lievitare nel buco nero delle Asp di Reggio e Cosenza.

L’elenco dei commissari succedutisi in dieci anni è lungo. Non sarebbe moralmente corretto bocciarli tutti senza distinzioni: c’è chi ha fatto qualcosa di buono, chi meno e chi sta indagando su stesso. Oggi, però, non c’è più tempo per gli errori. Ecco perché la scelta del nuovo commissario alla sanità, alla luce del decreto Calabria-bis, presuppone una responsabilità enorme: chi gestisce un settore da 3,7 miliardi sui 7 del bilancio regionale, la bellezza del 58%, è molto più che un “governatore ombra”.

Assunzioni, nomine, voti: la tentazione politica di metterci il cappello ha portato finora a risultati pessimi. La sfida di oggi, con le regionali più che all'orizzonte, è mettere da parte logiche diverse dall’interesse dei calabresi: Conte sa di non poter sbagliare dopo il carosello di gaffe tra Cotticelli, Zuccatelli e Gaudio. Servono senso delle Istituzioni e capacità manageriali. I profili giusti, persino nella periferia del Basso Impero, ci sono: spetta alla classe dirigente individuarli. E subito, per il bene dei calabresi che chiedono una sanità degna di questo nome e di un governo che riapre il dossier Calabria dopo troppi anni di assenza.

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