Roberto Speranza brucia a fuoco lento. La fumante graticola politica lo cuoce ondeggiando da destra a sinistra. Per tre volte - pronto ormai al poker - l’imperturbabile ministro di genìa lucana accoglie su di sè gli strali dei compagni di maggioranza, le bacchettate dell’opposizione e le invettive dei calabresi.
Prima proroga Cotticelli - l’uomo che indaga su se stesso -; poi lo sostituisce con Zuccatelli - il manager cesenate nemico delle mascherine e amico dei baci appassionati –; infine indica Gaudio - l’ex rettore che pur non avendo il fisico da boxeur cede ai voleri della moglie emulando il Cassius Clay dei tempi migliori che confessava : “lo scontro più duro che ho avuto è quello con mia moglie” -. Ora, si ritrova in perfetta solitudine a gestire la grana più fastidiosa: Gino Strada – il fondatore di Emergency che ha rischiato di diventare commissario a sua insaputa –. La confusione continua a regnare sovrana, la pandemia avanza e il ministro non sa che pesci prendere.
Parafrasando Ennio Flaiano sembra che stia con “i piedi ben piantati sulle nuvole”. E siccome in politica, come e più che nella vita, la vittoria è di tutti ma la sconfitta di uno solo, è probabile che sia presto costretto a pagare il conto. Già, perchè la questione Calabria è diventata nazionale proprio per via del balletto di nomine, dimissioni e rinunce che ha letteralmente travolto il ministro. E siccome la dinamica degli accadimenti non è rimasta nel chiuso delle stanze del potere ma ottenuto un risalto tale da meritarsi uno dei “quadretti” comici di Maurizio Crozza, è probabile che Giuseppe Conte, temendo di finire a sua volta nel “Crozza Live” della prossima settimana, chieda al compagno di governo un gesto di responsabilità ed agli alleati una verifica dell’azione fin qui svolta.
Certo, un segnale l’esecutivo dovrà pur darlo, anche perché domani i sindaci calabresi di tutte le estrazioni politiche saranno nella Capitale per chiedere la revoca del commissariamento e l’azzeramento del debito sanitario. I virologi ripetono che “il Covid non guarda in faccia nessuno”: è vero. Gli scienziati non sanno, però, di cosa sia capace il cinismo del potere. Fu Rino Formica a condensarlo in una celebre frase «La politica» disse «è sangue e m... ».
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