L’essenza della vita che si vive in Calabria, dove l’emergenza è pane quotidiano e la normalità è merce rara, è quella che sgorga dalla fonte delle differenze territoriali. Questa è una terra sempre più povera all’anagrafe. Povera e anziana. Una terra che si prepara a celebrare la festa dei lavoratori mentre si svuota di giovani e di speranze. Il primo maggio al Sud è, ormai, una liturgia ridotta a una narrazione raffinata e didascalica, fondata su un modello convenzionale in mezzo a report sempre più vuoti e insignificanti. Il 2024 in Calabria si è chiuso con un tasso di occupazione del 44.8%, sostanzialmente stabile, ma con una disoccupazione che scende al 13,1% (contro il 15,9% del 2023). E anche nel 2024 si conferma l’affanno dei giovani. Era stato il Cnel, col documento “Demografia e Forza Lavoro”, ad accendere i riflettori sulle difficoltà di occupazione degli under 35 rilevando cifre enormi di domanda potenziale insoddisfatta, misurata con l’indicatore (introdotto dall’Ue) del labour market slack. E così dalla mappatura emergeva come la domanda insoddisfatta di lavoro sia relativamente elevata nei paesi dell’Europa meridionale e, in modo particolare, nelle regioni più periferiche, mentre è più bassa nei paesi dell’Europa orientale. I livelli più alti di labour market slack, almeno il 21% della forza lavoro estesa si registravano in quattro Stati membri: nove regioni in Spagna, sette in Italia, quattro in Grecia e quattro regioni periferiche della Francia. In Sicilia e nella Guyana francese, i picchi più alti (38,9%), subito dietro Campania e Calabria e la città autonoma spagnola di Ceuta, tutte con percentuali superiori al 35% degli under 35. L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale