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Calabria, dazi amari per l’economia. Imprenditori studiano contromisure

Il settore agroalimentare è più esposto alla tempesta delle nuove tariffe doganali americane. Ferrara (Unindustria) e Algieri (Confcommercio) pensano a sperimentare nuovi mercati

Trump spinge le nostre vite verso un nuovo destino di sofferenza e la Calabria si ritrova a dover fare i conti con le tensioni generate dai dazi americani. Nel cono d’ombra rischia di finire l’imprenditoria dopo un biennio di straordinario benessere dell’export regionale. La dipendenza dai mercati Usa, però, secondo Bankitalia, è stata però limitata al 7,2% del totale, nel 2023, con una leggera flessione nei primi sei mesi del 2024. Ma le nuove tariffe doganali statunitensi spaventano i mercati. E l’allarmismo finisce per frenare i consumi. L’effetto più pericoloso dei dazi in Calabria è proprio quello legato alla paura che condiziona consumi e investimenti.

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, invita alla prudenza: «I dazi preoccupano perché arrestano un andamento positivo della nostra economia ma non bisogna farsi scoraggiare perché oltre a misure sovranazionali, bisogna incominciare a guardare anche ad altri mercati. Noi già dal 2020 abbiamo iniziato a tessere rapporti importanti con il Sud-Est asiatico e con il Medioriente che rappresentano l’altra faccia del mondo e apprezzano i nostri prodotti. Quindi, abbiamo avviato un’intensa azione diplomatica e credo che sia necessario intensificare quest’azione con il supporto anche dell’amministrazione regionale».
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