Aceto, Coldiretti Calabria: “Olio, vino, salumi e pasta: certo che i dazi ci preoccupano”
Presidente Franco Aceto, Coldiretti ha paura dei dazi americani per le produzioni calabresi? «Non ci spaventano ma ci preoccupano. Affrontiamo, come siamo abituati a fare, “petto in fuori” questa, comunque, sciagurata e miope scelta. E sa perché? Dalla nostra parte c’è un elemento che non è replicabile in nessuna parte del mondo: tradizione e qualità che sono fattore e patrimonio comune delle nostre produzioni. Per noi agricoltori è una scelta irreversibile che portiamo avanti ormai da molto tempo. Gli agricoltori, assieme ai consumatori, sono le vittime dei dazi». Quali prodotti agricoli calabresi potranno essere più colpiti dall’inasprimento dei dazi trumpiani? «Olio extravergine, vino, salumi ma anche prodotti sott’olio, conserve alimentari e fichi nelle varie lavorazioni e i salumi. Devo dire anche la pasta. In questi anni la Regione e le aziende dei vari comparti hanno fatto investimenti importanti sull’export. I risultati si sono visti con una crescita costante negli ultimi tre anni a doppia cifra. Lo sappiamo, il mercato degli Stati Uniti è esigente ma noi siamo in grado di offrire il meglio. Negli Stati Uniti vogliono mangiare nei ristoranti cibo italiano. E poi non dimentichiamo in particolar modo sull’agroalimentare la richiesta enorme che arriva dai territori degli Usa con la grande presenza di nostri emigrati». Qual è il valore dell’export agroalimentare calabrese negli Stati Uniti? «Gli Stati Uniti rappresentano la principale destinazione extra-UE per l’export calabrese in vari settori, con una quota del 9,36%. Un trend in costante crescita tra il 2021 e il 2023, passando da 70 milioni a 82,5 milioni di euro. L’agroalimentare di questo rappresenta circa il 34%, quindi oltre 28 milioni di euro. E c’è comunque un indotto da salvaguardare che va dalla logistica, alle azioni di marketing. Io spero e non credo che questo valore possa evaporare. Certo, l’inflazione che grava sugli Stati Uniti è un elemento che bisogna tenere in grande considerazione perché diminuisce il potere di acquisto dei cittadini statunitensi».