
La storia del Sud e della Calabria è stata riscritta dall’Istat nelle statistiche dell’occupazione di gennaio. Il nuovo anno è sorto in mezzo a diagrammi incoraggianti con un tasso nazionale di persone impiegate del 62,8%, vetta mai scalata in passato. E ancora più importante è che le proiezioni (in attesa delle stime ufficiali per macroaree) vedono tanto contributo del Mezzogiorno in questo percorso virtuoso di sviluppo. Una ipotesi che si rafforza nell’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche da cui emerge un ritrovato dinamismo produttivo (e occupazionale) con un percorso di crescita ispirato, soprattutto, dai fondi pubblici. Nel 2024, nel Mezzogiorno, la crescita degli occupati è stata del +4,2%, rispetto a un più modesto +1,8% registrato nella macroarea settentrionale, tradizionalmente più virtuosa. Naturalmente, restano i divari storici tra il Nord e il Sud del paese ma, a differenza del passato, il Mezzogiorno cresce più velocemente del resto del paese. Il tasso di occupazione reale, nel 2024, riferito alla prima metà dell’anno, si ritrova nell’elaborazione del Centro studi “Tagliacarne” che ha consentito di stimare una cifra complessiva all’interno della macroarea meridionale in un tasso di occupazione del 47,9% contro il 61,9% del Paese. E la Calabria, nel primo semestre del 2024, aveva chiuso con un 44,3%.
Ma la rimonta prosegue. E, adesso, il 2025 si candida a rappresentare lo snodo decisivo verso cambiamenti e stravolgimenti, visioni e previsioni, che si combineranno anche in Calabria, una terra promessa di rinnovamento. L’improvvisa vampata di benessere generata dalle previsioni dell’Istat ha accelerato quel cambio di paradigma che si vive nel Mezzogiorno e in Calabria, in particolare, dove, finalmente, si progettano e si realizzano le grandi opere che, da anni, riposavano in pace nel cimitero delle incompiute. La spinta che arriva dai fondi del Pnrr e della Zes unica ha già generato stime di crescita e di posti di lavoro. Sul tavolo ci sono interventi strutturali destinati a dare nuovi impulsi al settore produttivo calabrese. Un elenco di progetti che serviranno a colmare il gap infrastrutturale che in passato ha condizionato la crescita della regione con il resto dell’Italia attraverso collegamenti più veloci tra Calabria, Basilicata, Sicilia, Campania e Puglia.

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