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Calabria, il Pil cresce più che al Nord. Lo spopolamento frena i consumi

Lo studio di Confcommercio rivela un Mezzogiorno complessivamente più dinamico. Il prodotto interno lordo passa dal +1% del 2023 al +1,3% del 2024. Nell’ultimo triennio “spariti” 17.296 abitanti, a rischio le aree interne

Le difficoltà quotidiane addentano e strappano a morsi pezzi interi di questa terra che continuano a svanire. Confcommercio nazionale ritiene che il Sud, nel confronto tra il 2022 e il 2024, abbia rinunciato ad altri 161mila residenti mentre, nello stesso periodo di osservazione, il Nord si sia rinforzato con una crescita ulteriore di popolazione pari a 125mila unità.

In Calabria, secondo l’Istat, gli “assenti” sono ben 17.296 nel triennio in esame. Dietro le quinte della crisi, dunque, si consuma il dramma di una porzione di Mezzogiorno che va rapidamente spegnendosi. Ad uscire di scena sono, soprattutto, le aree interne. Gli studi mostrano tutti lo stesso profilo di depressione che spinge questa terra verso il baratro di una fase di stagnazione strutturale che non è più solo economica ma è, soprattutto, sociale. Del resto, il tema della desertificazione delle aree più isolate era stato al centro anche di altri rapporti con osservazioni e previsioni a lunga scadenza da brividi. La Svimez, ad esempio, aveva calcolato entro il 2080 un Sud a rischio scomparsa con 8 milioni di residenti in meno.
Lo spopolamento rappresenta un elemento di criticità sul quale anche la politica si sta affacciando per provare a costruire un argine prima che sia troppo tardi. Ma sul futuro del Meridione rischia di incidere, inevitabilmente, l’incubo del federalismo che rimanda costantemente a uno scenario di ulteriore solitudine che fermenta tra le storiche fragilità di un’Italia che fatica a crescere.
Eppure, nonostante la criticità dell’andamento demografico negativo, dallo studio appena sfornato dagli esperti di Confcommercio, affiora un Sud che gode di ottima salute. E anche nel 2024 continua a crescere più del doppio del Nord. Sono valutazioni che tengono conto delle evidenze statistiche relative ai primi due trimestri del 2024, che, tuttavia, confermano la sensazione che, in Italia, il circuito redditi-fiducia-consumi si sia in qualche modo inceppato: i maggiori redditi disponibili reali, dovuti alla crescita dell’occupazione, ai rinnovi contrattuali e al calo drastico dell’inflazione, non si sono tradotti in maggiori consumi. È il punto debole dell’attuale congiuntura economica e il riflesso si vede nelle stime sul territorio in quantità.

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