Fondi insufficienti e la deadline fissata al 31 dicembre 2026. Due fattori che rischiano di far saltare il rilancio delle infrastrutture immaginato in Calabria grazie alle risorse del Pnrr. In ballo ci sono 3,2 miliardi di euro, quasi il 37 per cento dell’investimento totale previsto dal Piano di ripresa e resilienza per la Calabria (come si evince dai dati resi pubblici dalla Regione), che dovrebbero servire per dare corso a 20 progetti: 18 per il miglioramento della rete ferroviaria e 2 indirizzati sull’intermodalità e la logistica integrata. Ma anche questa importante dotazione finanziaria appare poca cosa se paragonata con il costo stimato dall’Anas per il riammodernamento della Statale 106 che si attesta sopra i 13 miliardi di euro, quasi quanto si stima possa servire per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. «Se non si dovesse optare per la richiesta di uno slittamento dei tempi - ragiona Maria Elena Senese, segretaria della Uil calabrese - riteniamo difficile, se non impossibile, che i progetti coperti con i fondi del Pnrr possano vedere la luce entro il 2026». Con la beffa di dover restituire all’Unione europea i soldi non utilizzati. «Davanti a questa enorme mole di denaro - aggiunge Senese - i tempi ristretti per la messa a terra dei finanziamenti del Pnrr e la loro sbilanciata programmazione ci fanno intravedere un futuro cupo per una regione che non riesce a fermare la grave emorragia di giovani». Un paradosso, insomma.