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Calabria, la riscossa del turismo. E la Confapi punta sulla... fede

Secondo Astoi Confindustria Viaggi, è con la Sardegna la meta più ambita in Italia. Confartigianato: il settore impegna il 19,3% del totale delle imprese. Napoli: «Possiamo creare un Brand regionale in vista del Giubileo»

La Calabria, immersa nella sua estate rovente, mostra un profilo rassicurante. I diagrammi delle presenze disegnano traiettorie positive, scavalcando gli abituali recinti di vitalità del periodo e proiettandosi verso previsioni ottimistiche. Certo, c’è un passato di ombre ancora da smaltire con ritardi accumulati durante la pandemia. Secondo le stime Istat e del Ministero del Turismo, rielaborate da Confartigianato, rispetto all’ultimo anno pre-Covid (il 2019), la Calabria (-18,3%) è la regione che fatica di più a recuperare le quote di turismo perduto. Ma i segnali di fiducia non mancano. Il 2023 si è chiuso con 7,8 milioni di presenze turistiche, con un aumento del 7,1% rispetto al 2022. La crescita delle presenze nel settore extra alberghiero (+9,6%) è stata superiore a quella del settore alberghiero (+4,4%). La componente domestica rappresenta l’81,9% delle presenze.
Il leader di Confapi Calabria (che è anche vicepresidente nazionale), Francesco Napoli, vede «una stagione estiva che si è aperta, senza dubbio, con grande ottimismo e fiducia soprattutto grazie al riconoscimento di una ulteriore Bandiera Blu per la nostra regione, segnale che si sta lavorando nella giusta direzione. Si tratta infatti di uno strumento di straordinario impatto territoriale e quindi sociale ed economico perché contribuisce ad orientare turisti e viaggiatori verso le nostre mete balneari. Un riconoscimento che coinvolge le comunità locali e che premia l’impegno e il lavoro di partnership tra soggetti pubblici e privati con un importante ritorno di immagine. Il Governo regionale sta lavorando bene, dopo anni di immobilismo che non hanno aiutato la ripresa economica. Come Confapi Calabria abbiamo apprezzato e sostenuto gli accordi con Ryanair e Uber. La nostra è infatti una regione che, nonostante le sue ricchezze naturali, non riesce a creare reddito perché legata sostanzialmente ad un turismo domestico. Un gap chiaro rispetto alle altre regioni del Sud Italia in cui è più evidente la presenza di una clientela straniera».

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