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Autonomia differenziata, Unindustria Calabria perplessa: «È necessario valutarne l’impatto»

Il presidente regionale Aldo Ferrara invoca chiarezza e boccia l’assenza di analisi preventive

Aldo Ferrara

L’approvazione dell’autonomia differenziata da parte del Parlamento non ha sciolto, anzi ha forse addirittura acuito, le perplessità sulla riforma e sul suo impatto sociale ed economico nel Mezzogiorno. Mentre i sindaci calabresi protestano vibratamente chiedendo alla Regione di impugnare il testo licenziato in Parlamento e il presidente Roberto Occhiuto manifesta calma, proprio le pieghe applicative della riforma non ancora chiare inducono Unindustria Calabria ad un approccio di valutazione prudente, pur senza rinunciare, però, a sottolineare alcune criticità dell’autonomia differenziata che necessitano di chiarimenti e interventi politici concreti.
«C’è da dire, innanzitutto, che la prima ragionevole preoccupazione che il mondo industriale vive circa l’autonomia differenziata è relativa al fatto che sembra essere un provvedimento licenziato in fretta, o almeno non nei tempi e nei modi che avrebbe meritato, in termini di discussione e approfondimento, una misura così politicamente rilevante che è destinata ad avere un impatto significativo», esordisce Aldo Ferrara, presidente degli industriali calabresi.
La posizione di Unindustria Calabria non giunge dopo l’approvazione in Parlamento della riforma, bensì è stata già resa nota più volte da Ferrara, anche durante l’audizione in Commissione parlamentare Affari Regionali nella riunione tenuta a Catanzaro nello scorso febbraio: «Per prima cosa – spiega Ferrara – crediamo sia necessario avviare immediatamente una valutazione dell’impatto economico per comprendere le ricadute dell’autonomia differenziata. Questa analisi sarebbe stata ancora più importante prima dell’approvazione: si tratta di una riforma profonda, che impatta direttamente sull’organizzazione del Paese e implicherà dei cambiamenti che non potranno mai essere neutri. Poi, c’è da evidenziare che i riflessi della riforma risentiranno della capacità amministrativa dei territori e dell’effettiva capacità delle Regioni di gestire le funzioni eventualmente trasferite. Competenze e carenza di personale endemica nel Mezzogiorno rendono inefficienti le macchine burocratiche regionali e comunali, rappresentando oggi il limite più evidente, in termini di concreta applicabilità della riforma. Per questo motivo, all’autonomia andrebbe agganciato un grande piano delle assunzioni che dia la certezza alle amministrazioni locali di poter far fronte alla nuova organizzazione e alla gestione efficace ed efficiente delle risorse e delle funzioni che ne deriveranno».

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