La Calabria ha sofferto molto la crisi economica. Una sofferenza raccontata dal numero delle imprese che hanno chiuso battenti e dei disoccupati e senza lavoro che affollano le aree urbane. Il peggio, tuttavia, sembra essere passato e all’orizzonte s’intravedono nuovi percorsi di rilancio. Investimenti nelle opere pubbliche, riqualificazione del settore sanitario, nascita di possibili città attraverso la fusione di comuni alimentano il senso della ripresa. Al centro rimane sempre la questione della sicurezza da garantire alle aziende attive nei territori. Ne parliamo con il presidente di Confindustria del Cosentino, Giovanbattista Perciaccante, già responsabile regionale anche dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). Un imprenditore di esperienza capace di leggere i processi evolutivi economici e sociali.
Presidente cominciamo dalla possibile nascita di una nuova grande città nell’area settentrionale della regione: come vede il processo di fusione avviato tra Cosenza, Rende e Castrolibero?
«L’area urbana è fittamente conurbata e conta poco più di 135 mila abitanti. Da un ventennio non è più attrattiva di abitanti, al contrario da qualche anno è in decrescita demografica (oltre 3.000 abitanti in meno rispetto agli inizi del secolo).
Il declino demografico è una dimensione particolarmente critica della questione relativa all’Area Urbana cosentina. La contrazione demografica trascina inesorabilmente verso il basso redditi, servizi pubblici, imprese, consumi individuali e collettivi, attrattività economica, aspettative di futuro. La vita sociale e i flussi dei residenti si svolgono da tempo su scala sovracomunale, che è diventata di conseguenza la dimensione di riferimento per governare in modo adeguato i problemi legati alla qualità della vita e del benessere collettivo. Mobilità, acqua, qualità dell’aria, servizi ricreativi e culturali, trasporto pubblico locale, servizi socio-sanitari, scuola, energia, rifiuti urbani e l’insieme dei servizi a rete, sono problemi che domandano politiche e interventi d’area vasta. Indispensabili, in questo scenario, per cercare di conseguire economie di scala, per evitare asimmetrie, duplicazioni e sprechi, per integrare e ottimizzare la gestione delle filiere dei servizi, per fare ricorso alle migliori competenze tecniche. Alla luce dei fatti, il localismo amministrativo e regolativo risulta inefficace e inefficiente. In un contesto economico globalizzato come quello in cui viviamo e operiamo, la competizione non è più puntuale ma tra sistemi. Non più tra i “campanili” dei singoli comuni ma tra contesti urbani e civili accoglienti, ricchi e maturi, ambienti sociali coesi e solidali, tessuti demografici ben percepiti e innovativi. Come recita uno dei principi della teoria degli insiemi che ben si adatta all’idea di sistema, per quanto il singolo elemento possa essere grande l’insieme lo è sempre di più. Nello specifico, siamo convinti che l’area urbana cosentina può valere molto di più della somma delle sue istituzioni, delle sue municipalità, dei suoi quartieri. La questione centrale è come prefigurare e sviluppare un efficiente ed efficace sistema di governance che sia in grado di articolare, coordinare, e gestire la trama istituzionale necessaria per conseguire traguardi superiori di benessere collettivo. Occorre dire che il livello di conoscenza dei processi evolutivi intervenuti ed in atto, così come quello delle principali caratteristiche dell’area urbana cosentina è attualmente inadeguato. Occorre aumentare il livello delle conoscenze sull’area urbana e più in generale sulle questioni urbane, favorendo una maggiore diffusione e condivisione delle stesse, un passaggio obbligato per l’attuazione di processi di governo partecipati e efficaci».
La legalità e la sicurezza, messe in pericolo da azioni criminali che la Sua associazione ha spesso denunciato, riescono a essere garantite nell’Alta Calabria? Si può fare di più?
«La legalità è un valore assoluto. Perché fare impresa, o svolgere qualunque altra attività, senza condizionamenti criminali, garantendo i principi di concorrenza leale e libertà di fare impresa, è la condizione necessaria per lo sviluppo civile ed economico di tutto il territorio. Da sempre siamo impegnati a testimoniare piena solidarietà e a far sentire in maniera concreta la nostra sentita vicinanza a tutti i soggetti impegnati ogni giorno a vario titolo nella doverosa battaglia in difesa dei principi della legalità, intesa come condizione fondamentale di libertà di fare impresa, così come di poter svolgere la propria professione, di civiltà e di rispetto per chi lavora con l’obiettivo di favorire l’affermazione del bene comune e la crescita economica e sociale del territorio. Agli imprenditori ed a quanti a vario titolo dovessero trovarsi nelle condizioni di subire minacce o vessazioni chiediamo da sempre di denunciare senza indugio, sapendo di poter contare sul pieno sostegno di una organizzazione come Confindustria. Al contempo, chiediamo allo Stato di assicurare una presenza decisa e tangibile a presidio del territorio, aumentando la dotazione di uomini e mezzi indispensabili tanto per una efficace azione di prevenzione che per lo svolgimento delle indagini e le conseguenti azioni di repressione. Proseguendo in questa azione, così come fatto nel direttivo di fine anno di Confindustria Cosenza dedicato a questi temi, ad inizio della seconda decade di aprile ne terremo uno ulteriore con la partecipazione dei vertici dell’arma dei carabinieri che sarà allargato a quelli di tutte le sezioni merceologiche dell’Associazione per rendere ancora più forte e diretto il legame con le forze dell’ordine a testimonianza di una scelta e di un modo di essere chiaro, netto, senza se e senza ma».
Qual è il rapporto degli imprenditori con i Comuni, sovente costretti a fare i conti con situazioni finanziarie disastrose?
«Uno studio pubblicato di recente ha posto in evidenza il grandissimo numero di comuni calabresi in dissesto o in pre-dissesto finanziario. Una delle emergenze con le quali stanno impattando le imprese che hanno eseguito o hanno in corso di esecuzione lavori o forniture a favore di questi Enti, è quella di non poter ricevere i relativi pagamenti a causa della mancanza del Documento Unico di Regolarità Contribitiva (DURC) da parte degli stessi Enti che gli impedisce di ricevere gli specifici finanziamenti assegnati. Sembra un paradosso ma è così. Una sorta di circolo vizioso che produce come effetto l’interruzione delle opere, se non addirittura il loro mancato completamento, un evidente aumento dei costi, difficoltà per il sistema delle piccole imprese locali, grandi costi sociali in termini di mancate ricadute occupazionali oltre che di possibile fruizione dei beni».
I fondi del Pnrr riusciranno davvero a risollevare il quadro economico della Calabria settentrionale?
«Gli interventi previsti per il Pnrr continuano a rappresentare una opportunità irrinunciabile e da dover cogliere in tempi rapidi. Purtroppo i tempi di avanzamento degli impegni di spesa e delle relative realizzazioni continuano ad essere troppo lenti rispetto alle necessità di ammodernamento sociale e strutturale del territorio così come per le imprese in termini di creazione di ricchezza endogena e di creazione di nuovi posti di lavoro».
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