La Calabria vive la metafora della terra di mezzo, sospesa tra speranza e disperazione. L’inflazione che ha dettato rigide regole in tutto il 2023 continuerà a prendersi gioco di questo nostro Sud del Sud dell’Italia almeno per i prossimi due anni. Tutti i report definiscono una Calabria disarmata, ferita, piegata dalla congiuntura che sta riempiendo di negatività ogni sua risorsa. Una prosa che annuncia un Pil poco dinamico con una crescita che nel perimetro delle produzioni regionali non supererà lo 0,5%. Uno scenario sempre più opaco, dunque, che ridurrà le possibilità di ripresa in mezzo a un malessere sociale che finirà per aggravarsi. Previsioni negative ancorate alla frenata del commercio internazionale e all’aumento dei tassi d’interesse che hanno raggiunto vette inesplorate. Una tendenza già emersa in autunno con previsioni di crescita dimezzate in Italia per il nuovo anno: dal +1,2% della nota di aggiornamento al Def di fine settembre al +0,6% di Banca d’Italia di metà dicembre (e in Calabria scende al +0,5%).
Lo scenario
La proiezione su questo 2024 appena iniziato è priva di coordinate certe ma l’alba del nuovo anno è già sorta in mezzo a nuove paure che rischiano di generare tensioni sia nel mondo delle piccole e medie imprese sia in quello delle famiglie più deboli che hanno perso potere d’acquisto negli ultimi dodici mesi. Un cono d’ombra che risucchierà, inevitabilmente, le finanze domestiche sempre più in rovina, mentre crescerà il numero di piccole e medie aziende che rischiano di precipitare sul bordo del crac. E anche le realtà più importanti delle nostre produzioni risentiranno della perturbazione che porterà nuove sofferenze.