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Stop alla direttiva Ue “case green” e ai suoi pesanti obblighi

Nel “trilogo” niente intesa tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue: una vittoria di Confedilizia e un esito molto importante per la Calabria

È di queste ore la notizia della conclusione con un nulla di fatto del “trilogo”, il negoziato all’Europarlamento sulla direttiva sulle “case green”, nonostante la riunione fosse stata convocata “ad oltranza” per chiudere il testo.

È stato deciso il rinvio a una successiva riunione in dicembre e – comunque – l’eliminazione delle norme che imponevano l’obbligo di effettuare gli interventi sugli immobili. Sembra sia prevalsa sulla parte più controversa della direttiva un’impostazione più flessibile, come sostenuto dal Consiglio Ue, e nuove aperture agli Stati membri, che avrebbero più margine per applicazione della direttiva in termini di modalità e tempistiche. Dall’attuale scadenza per la riduzione dei consumi di energia fissata al 2030 si passerebbe al 2050.

Resterebbero da definire le norme relative ai mutui green e all’obbligo di installare i pannelli solari sugli edifici pubblici non residenziali, mentre l’obbligo di installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi degli edifici residenziali esistenti sarebbe stato cancellato.

Per Sandro Scoppa, presidente di Confedilizia Calabria e membro del direttivo nazionale della medesima Confederazione: «Sulla proposta di direttiva europea per l’efficientamento energetico degli edifici ha finalmente prevalso il buon senso. Si tratta comunque di una grande vittoria di Confedilizia, che ha iniziato ben due anni fa a lanciare l’allarme, a Bruxelles e a Roma, sugli enormi pericoli che l’approvazione della direttiva come impostata avrebbe comportato.

Per la Calabria il risultato assume una valenza ancora maggiore, giacché sono stati scongiurati i rischi che la direttiva avrebbe prodotto. Causando, in particolare, un calo dei prezzi degli immobili per le classi energetiche peggiori; determinando effetti negativi anche sugli affitti: i locatori sarebbero stati costretti a scaricare sugli inquilini i maggiori costi per mettere a norma gli edifici. Vi sarebbe stata inoltre un’esplosione dei prezzi per i lavori di ristrutturazione, visto che era previsto l'obbligo di provvedere in tal senso in tempi brevi per gran parte delle case.

È opportuno ricordare che in Calabria, sul numero complessivo (quasi 790.000, di cui 613.506 occupate a titolo di proprietà e 90.724 in affitto) immobili residenziali accertati dall’Istat, il 10% circa è inutilizzato, mentre si registra la presenza, da un lato, di fabbricati, soprattutto nelle zone più interne, di vetusta costruzione e persino, in molta parte, collocati in contesti peculiari dal punto di vista della conformazione del territorio; dall’altro, nelle zone di edificazione successiva, di edifici che sovente non risultano ancora completati o addirittura non sono stai neppure adeguati ai nuovi standard costruttivi. Vi è inoltre una rilevantissima quota di immobili di proprietà condominiale: il che rende molto più complessa la gestione di norme vincolistiche come quelle previste dalla direttiva europea».

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