Nelle nostre vite si è infilata da qualche anno la traccia dell’inflazione che si va facendo sempre più marcata, uno squarcio che si apre nelle viscere di uno scenario sottotono. Pochi soldi e tanti sogni che fioriscono in una realtà quotidiana che, in Calabria, è da incubo. In molte case si sopravvive ai confini di tutto e mancano i soldi persino per il pane. Le sacche del disagio si dilatano mentre i posti di lavoro (e i redditi) svaniscono, senza alcun ricambio. Sulla bilancia sociale pesa la corsa al rialzo dei prezzi dei principali beni di consumo e dei prodotti energetici. E non si tratta di opzioni ma di spese obbligate. Costi fissi che stanno modificando le dinamiche dei consumi che si sviluppano secondo una nuova grammatica dei bisogni. Uno scenario che si combina nel report dell’Ufficio studi di Confcommercio che fa luce sui cambiamenti delle abitudini di spesa negli ultimi 30 anni. Una fotografia che si conferma anche a livello regionale.
Oltre la crisi
Klaus Algieri è il presidente della Confcommercio regionale ed è vicepresidente nazionale di Unioncamere (è il primo calabrese in assoluto a raggiungere il traguardo). La su, dunque, è una visione tecnica da un un punto di osservazione privilegiata: «Adesso, i consumi sono orientati di più verso la cura della persona, il tempo libero, i viaggi e la cultura. C’è poi una voce che è cresciuta più di tutte e lo ha fatto con sviluppo esponenziale: si tratta del settore hi-tec e della telefonia. Nel complesso, pur all’interno di un quadro di difficoltà, prevediamo un ritorno ai livelli pre-Covid. Sostanzialmente, si potrebbe completare la scalata verso la normalità che si spera di raggiungere grazie anche alla spinta del Turismo. Lo scenario, in realtà, era già emerso durante i lavori del Forum del Mezzogiorno “Antonio Serra”, svoltosi a Cosenza. Il Sud e la Calabria si aggrappano a questo tentativo di rimonta ma devono fare i conti con alcuni nodi da risolvere. Innanzitutto, la mancanza di politiche per il Mezzogiorno. Non esiste una visione a livello di governo centrale per il Sud e la Calabria. Ma anche i nostri rappresentati politici fanno poco per provare a immaginare un futuro per questa nostra terra. Se non si cambia l’idea che il Mezzogiorno possa crescere, non partirà mai il Sistema-Paese. Ma c’è di più il Sud e la Calabria devono diventare un punto di riferimento all’interno del Mediterraneo».
Il Pnrr impantanato
Algieri espone il verbo dei manager preoccupati da una gestione dei fondi che, finora, è un sepolcro vuoto. «Servono regole certe per il Pnrr, ma ancora non ce ne sono. La nostra economia è una parte fondamentale del prodotto nazionale. Ma, purtroppo, nel Sud, e non parlo solo della Calabria, non c’è una sola città che abbia presentato un progetto con il Pnrr e lo abbia portato a termine. Non sono chiacchiere ma si tratta di dati usciti dal nostro Forum. E quando parlo di città del Sud mi riferisco anche a quelle più importanti come Napoli, Bari e Palermo. Il Pnrr che fine farà? E quale sarà il suo impatto sulla Calabria e il resto del Mezzogiorno? C’è molta confusione. Anche sul piano degli investimenti che dovrà essere rivisto da Roma. Tutto questo genera, purtroppo, una grande confusione. Ma i nostri politici, sia quelli che stanno al governo, sia quelli che, invece, sono all’opposizione, non hanno chiara la realtà dei fatti. E qui entrano in gioco i “corpi intermedi”. In Calabria ci sono quelli privati e quelli con struttura, come lo è Confcommercio, come lo sono i sindacati, le organizzazioni agricole e di altre categorie, che devono uscire con delle proposte serie. L’opera dei “corpi intermedi” è fondamentale perché serve ad aiutare la politica per guidarla fuori dal perimetro della mediocrità».
Il cuneo affonda l’economia
La pressione fiscale morde le basi del nostro mondo, piegando la resilienza di imprese e consumatori. Il leader di Confcommercio calabrese indica nuove traiettorie per mettere in sicurezza l’economia regionale, partendo proprio da interventi strutturali: «Il taglio del cuneo è fondamentale. Soprattutto in Calabria. La pressione è incompatibile con qualsiasi prospettiva di crescita. È evidente che rappresenta una vera e propria urgenza, specialmente nel Mezzogiorno. E si tratta di una vera e propria emergenza nel mondo del lavoro. I redditi sono stabili. Si pensi al terziario, ad esempio: l’80% dei contratti di lavoro non è stato rinnovato. E nel Sud è più pesante. I contratti vanno rinnovati, adeguati perché c’è un cuneo fiscale enorme e gli stipendi sono fondamentali per i consumi. E lo dico da imprenditore: gli stipendi vanno aumentati. Ma non possiamo aumentarli solo noi. Tutti dobbiamo impegnarci affinché si possa tagliare il cuneo».
La montagna Algieri mostra orgoglioso l’accesso alla miniera d’oro dove ha scoperto la nuova vena in grado di generare ricchezza mettendo i produzione i territori montani. «Nei mesi scorsi, ho lanciato l’idea della Zem, le zone economiche montane. È stata una proposta apprezzata a livello nazionale, dalla Confcommercio, dalla Coldiretti, dal sistema camerale, da gruppi parlamentari. Eppure, da qui, dalla Calabria, il luogo da cui è partita l’idea. Il silenzio assoluto, al di là di alcuni sindaci. La Zem porteranno alla valorizzazione e al consolidamento delle attività economiche già presenti sul territorio (commercio, filiera agro-alimentare-boschiva, turismo, etc.) e all’attrazione e creazione di nuove imprese e centri di ricerca sulla biodiversità e sull’economia sostenibile in stretto collegamento con le Università. Attraverso il passaggio dalla “fiscalità agevolata, alla fiscalità dedicata”, consentiranno di porre un freno al declino demografico e all’invecchiamento della popolazione nei comuni montani e attrarre i giovani. Attraverso di esse si potrà creare, quindi, una alternativa alla polarizzazione urbana della popolazione e alla fuga di capitale umano verso i centri del Nord, sostenuta da una incisiva attività di formazione e politiche attive del lavoro. Dunque, noi ci siamo, ma la politica tace. E non è solo responsabilità del Governo centrale. Le responsabilità sono anche della Regione che potrebbe avviare le Zem con fondi Por. Un modello che è stato già sperimentato in Umbria e che ha come destinatari i Comuni di montagna. Si tratterebbe di prevedere interventi che diano priorità a investimenti (nazionali e esteri) relativi alla transizione green per tutelare il patrimonio ambientale della montagna pur garantendone lo sviluppo e alla transizione digitale al fine di superare le “barriere infrastrutturali e naturali”».
Turismo all’anno zero
Algieri chiude il suo giro d’orizzonte tornando nella sua Itaca, il Turismo che il Calabria deve diventare risorsa strutturata. «C’è molta confusione. Il turismo per molti è l’albergatore. Ma non è così. Il turismo è la sintesi del sistema dell’accoglienza che comincia da chi si incontra nella stazione di rifornimento e prosegue con i ristoratori, gli albergatori, i musei che devono restare aperti anche di sabato e, soprattutto, di domenica. E non si devono trascurare le strade, mantenere pulizia e decoro. C’è un progetto turismo in Calabria? Io credo di no. Ma serve un’azione sinergica. Serve l’impegno della Regione, dei corpi intermedi, degli imprenditori. Ognuno deve fare la propria parte. Altrimenti, il prossimo anno torneremo a ripetere le stesse cose, ad affacciarci sugli stessi problemi. Non c’è una visione. Serve una politica di governo forte, serve, soprattutto, una cultura del turismo che in Calabria, purtroppo, non c’è».
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