Calabria

Venerdì 22 Novembre 2024

Reddito di cittadinanza, i sindacati: "In Calabria sospeso a 14mila persone, un dramma per l'intera regione"

Angelo Sposato

«Sono più di 14 mila i percettori del reddito di cittadinanza in Calabria che hanno avuto sospeso il sostegno economico. I beneficiari che si vedono venire meno la misura sono, complessivamente, circa 45 mila, tenendo conto della composizione dei nuclei familiari». Lo scrive, in un post sul suo profilo Facebook, il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, componente del Direttivo nazionale del sindacato. "Si tratta di famiglie sotto il livello di povertà - aggiunge Sposato - che stanno vivendo un dramma sociale, senza alcuna prospettiva di lavoro e sostegno al reddito. Questo governo sta sbagliando tutto, ma proprio tutto, e rischia di portare il Paese alla deriva». Secondo Sposato, «lo strumento del Reddito di cittadinanza andava dato ai bisognosi ed andava sicuramente migliorato, verificato e controllato. Occorreva perseguire gli abusivi, che sono truffatori della collettività. Ma attenzione a non commettere l’errore di scaricare la rabbia sociale contro i poveri e non contro gli evasori, che costano al Paese 120 miliardi all’anno, mentre il Reddito di cittadinanza, se controllato, costerebbe 5 miliardi». "C'è il rischio, inoltre - dice ancora Sposato - che il disagio provocato dal Governo si scarichi sulle Amministrazioni pubbliche locali, che soprattutto nel sud vivono quotidianamente emergenze sociali e difficoltà».

La nota a firma di Luigi Veraldi (segretario CGIL Calabria) e Alessandra Baldari (segretaria generale FPCGIL Calabria)

“La Cgil e la Fp Cgil hanno chiesto al Governo di prorogare i termini almeno fino al momento in cui si siano create le condizioni di continuità per non lasciare indietro nessuno. Alle istituzioni locali, Regione per CPI, Comuni, Inps chiedono di attivare con urgenza tavoli di confronto per superare le criticità che si presenteranno Saranno 14384, in  Calabria, i destinatari del famigerato sms con cui  l’INPS comunicherà o ha già comunicato la sospensione del Reddito di cittadinanza che ha rappresentato l’àncora a cui i cittadini più deboli socialmente ed economicamente si sono aggrappati per non sprofondare dalla povertà alla disperazione. In una regione come la nostra, in cui le opportunità di trovare un lavoro stabile, dignitoso e a tempo indeterminato sono rarissime, tanto che sono attualmente ancora presenti consistenti bacini di precariato o part time involontari anche nei servizi pubblici, è una misura che colpirà in maniera pesante chi in questi anni è riuscito a fatica a sbarcare il lunario. Va precisato, a chi  fosse sfuggito, che il Reddito di cittadinanza non è stato solo una misura di sostegno per disoccupati e fragili (ovvero chi non può lavorare), ma ha ristorato  anche  chi ha un lavoro talmente povero da non raggiungere la soglia minima di sussistenza. La disposizione di sospensione allo scadere del settimo mese prevede che,  in presenza di un componente nel nucleo familiare minore, disabile o over 60, per continuare a percepire il RdC fino a dicembre si venga presi in carico dai servizi sociali e che, in caso di sospensione, sia prevista la riattivazione comprensiva degli arretrati non percepiti se la presa in carico sia effettuata dai servizi sociali entro il 31 ottobre. Questo è il primo scoglio pressochè insormontabile, atteso che in Calabria gli ambiti territoriali e i comuni sono particolarmente carenti di queste figure professionali, nonostante i fondi stanziati e la possibilità di assumere e stabilizzare anche in deroga ai vincoli di contenimento della spesa del personale al fine di conseguire il previsto livello di garanzia di erogazione dei servizi, ovvero un assistente per ogni 5000 o 6500 abitanti a seconda della grandezza del Comune, finanziato strutturalmente dal Ministero del lavoro. Insieme alla grave carenza di personale che andrebbe colmata al più presto, sono da considerare le difficoltà tecniche della presa in carico (i sistemi dei Comuni  non dialogano con quelli dei CPI) dopo la  valutazione che, certamente, richiederà il tempo necessario, un tempo di sospensione che potrebbe generare gravissimi disagi per chi è in condizioni di assoluto bisogno di un sostegno economico semplicemente per vivere. La sospensione ricade anche sui nuclei familiari che non presentano caratteristiche di fragilità, ma che al loro interno hanno un membro tra i 18 e i 59 anni, quindi “occupabile”, in tal caso dovranno rivolgersi ai Centri per l’impiego per sottoscrivere il patto di servizio e a cui, a partire dal primo settembre potranno richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro per cui è prevista da gennaio una indennità di partecipazione per 12 mensilità, pari a 350 euro, in presenza di Isee non superiore a 6 mila euro. In questo caso, non meno profonda è  la nostra preoccupazione, per due motivi: il primo i CPI della Calabria non sono attrezzati ancora a fronteggiare con celerità questo drammatico carico di lavoro, a cominciare dalle sedi non ancora sistemate, sovraffollate di personale e utenti perché carenti delle caretteristiche strutturali necessarie, almeno nei grossi centri di Cosenza e Reggio Calabria, con sistemi informatici non aggiornati alla normativa vigente e strumentazioni carenti; il secondo perché conosciamo bene l’esigua offertra di lavoro in Calabria, in ragione della scarsa presenza di attività produttive, ma anche della debolezza delle politiche attive che, seppur rafforzate dalle recenti nuove assunzioni ancora in via di completamento, non hanno mai strutturato efficaci percorsi di formazione e riqualificazione delle persone che hanno necessità di rientrare nel mercato del lavoro. Ignorare questo contesto di allarmanti vulnerabilità significa abbandonare alla disperazione migliaia di persone che comunque resteranno senza un minimo reddito per fronteggiare le necessità quotidiane e mettere in difficoltà le lavoratrici e i lavoratori che dovranno occuparsi di loro, un grave attacco alle persone più deboli che ancora una volta segna il profilo di questo Governo. La Cgil e la Fp Cgil hanno chiesto al Governo di prorogare i termini almeno fino al momento in cui si siano create le condizioni di continuità per non lasciare indietro nessuno, alle istituzioni locali, Regione per CPI, Comuni, Inps chiediamo di attivare con urgenza tavoli di confronto per superare le criticità che si presenteranno”.

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