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Calabria, famiglie tra debiti e affanni: mutui e rate arretrate per 418 milioni

Il sindacato Fabi: determinanti l’inflazione, il costo del denaro e la stretta sui tassi

La resilienza delle famiglie calabresi è sul bordo della crisi. Ogni giorno cresce il numero di persone schiacciate dentro il petto profondo di un disagio che non è più anonimo perché sta diventando fenomeno collettivo. La sensazione di sentirsi più poveri piega la fatica di uomini stanchi e non abbastanza saldi nella fede di poter far fronte alle necessità più elementari. Sul fuoco dell’indigenza soffiano i venti dell’inflazione e dei tassi alle stelle che generano una bassa crescita. L’ultimo allarme lo ha lanciato il sindacato dei bancari Fabi segnalando l’inquietante colonna sonora dell’insolvenza che si diffonde anche in ogni angolo della Calabria. L’incapacità di far fronte ai debiti con gli istituti di credito è condizionata ai soldi che entrano nelle nostre casa e non sembrano bastare più neppure per mangiare. Ed è così che si finisce per rinviare a data da destinarsi le rate dei mutui e dei finanziamenti, insieme a quelle delle bollette di acqua, luce e gas. Scadenze non rispettate per «l’aumento del costo del denaro, l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione».
Secondo Fabi, si tratta di fattori che «riducono il reddito disponibile e mettono in difficoltà i clienti delle banche che non riescono a onorare le rate dei finanziamenti ricevuti». Il sindacato ritiene che in Calabria i crediti deteriorati ammontino a 418 milioni di euro nell’ultimo anno. Almeno la metà degli importi non pagati si riferisce a prestiti al consumo e ad altri bisogni personali. E, poi, i mutui. Soprattutto quelli a tasso variabile che sono passati da 0 a 4% in appena 11 mesi. Un rialzo che ha strappato un altro pezzo delle nostre vite. Vite che sono diventate infelici e preoccupate. E la situazione è destinata a peggiorare se la Bce confermerà l’intenzione di ritoccare ancora al rialzo il tasso base dell’interesse portandolo al 4,25%. Una nuova stretta che rischia di trasformarsi in un cappio al collo per le famiglie in difficoltà.

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