Il confronto è impietoso e non lascia spazio a molte interpretazioni: un avvocato residente a Milano guadagna in media 3,65 di un suo collega di Catanzaro. Ancora più importante è il divario tra un commercialista che opera in Trentino Alto Adige e un altro che lavora tra il Pollino e lo Stretto: un consulente fiscale del Nord può arrivare a contare su un reddito 4,2 volte superiore a un pari grado calabrese.
Il gap reddituale non rappresenta certo un inedito, lo è forse la circostanza di un aumento del fenomeno, in parte alimentato dall'emergenza pandemica. I vari lockdown non hanno fatto altro che allargare la forbice - divario ancora più ampio per le donne - tra i professionisti in campo a diverse latitudini. Secondo il rapporto Adepp 2022, i «professionisti nel Sud Italia dichiarano un reddito del 48% inferiore ai colleghi del Nord Italia mentre i professionisti del Centro Italia dichiarano il 21% in meno».
L'Osservatorio su professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano ha fatto di più, conducendo uno studio sulla redditività 2021 rispetto al 2020, per singole categorie su base territoriale. Ne viene fuori un quadro poco soddisfacente per diverse categorie di professionisti. Per restare agli avvocati, il reddito maggio re si registra - manco a dirlo - in Lombardia con 67.037 euro di reddito medio per operatore contro i 18.331 euro dei legali calabresi. A pesare è anche la densità di professionisti (dunque, di concorrenti) rispetto alla popolazione. In Calabria - la fonte è un recente censimento della Cassa forense - ce ne sono 6,9 ogni mille abitanti, il doppio della Lombardia, che di abitanti ne conta otto volte tanti.
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