Non siamo certamente ai livelli del buco finanziario napoletano, dove il debito pro capite per abitante ammonta a 2.674 euro, ma in alcuni capoluoghi di provincia calabresi la situazione non è rosea. A Vibo Valentia, per esempio, il bilancio 2020 si è chiuso con un disavanzo di 32,5 milioni e un debito per abitante pari a 1.026 euro; a Catanzaro, invece, il 2020 si è chiuso con un deficit di 71 milioni e un passivo, per ogni residente, pari a 820 euro. Entrambe le città compaiono nella poco invidiabile classifica dei primi 10 capoluoghi dove il debito per singolo abitante è superiore a 700 euro.
Qualche mese sotto i riflettori era finito il passivo di Reggio Calabria, che assieme ad altre grandi città italiane come Palermo e Torino è riuscita a rientrare nei Patti con il governo e ottenere una serie di agevolazioni per ripianare i propri debiti. Seguendo la linea tracciata nell’ultima manovra finanziaria, adesso Palazzo Chigi si prepara a fornire un aiuto anche ai capoluoghi meno popolosi. Il meccanismo messo a punto nell’ultimo decreto Aiuti approvato dal Consiglio dei ministri concede agli enti locali una serie di strumenti per correggere i conti. Con una differenza sostanziale: questa volta non ci sono fondi statali (come gli oltre 2,6 miliardi disponibili con la legge di Bilancio) per ripianare le perdite, ma la possibilità per le amministrazioni locali di attivare alcune misure alternative: oltre alla spendig review, alla valorizzazione del patrimonio immobiliare e alla riorganizzazione delle partecipate dove spesso si annidano sprechi, ci sarebbe anche la possibilità - già concessa alle grandi città - di far superare all’addizionale Irpef il tetto nazionale dell’8 per mille.
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