Uno scenario tutto da decifrare per il futuro e, alle spalle, un peggioramento del percorso di convergenza. La Calabria non brilla rispetto alle prospettive provenienti dalle politiche di convergenza e di coesione dell’Unione europea. La regione tra le più arretrate del Mezzogiorno continua ad arrancare nella sua sfida per uscire, grazie alle risorse e ai progetti della Ue, da questa condizione che la pone tra i fanalini di coda a livello continentale, probabilmente più vicina ai complicati territori dell’Est. Gli ultimi rapporti della Commissione europea si soffermano sugli effetti ottenuti dalle politiche volte a rendere omogeneo economicamente e socialmente il Vecchio continente. Ma i dati spiegano che ancora c’è molta strada da fare e, probabilmente, anche qualche strategia di governo da modificare (anche a livello regionale e locale) per meglio adattarla a quelle aree più refrattarie, dove le teorie economiche e sociali non riescono ad avere gli effetti dispiegati in altre zone. Come accade, appunto, proprio in Calabria, dove proprio di recente la Corte dei conti ha lanciato un monito sul fronte delle irregolarità nel settore dei fondi strutturali.
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