Sono passati oltre tre anni da quando l'ex governatore Mario Oliverio a San Ferdinando illustrava la Zona Economica Speciale: da allora questa misura si è rivelata un fallimento totale. E' cambiato niente o quasi, da allora. L'area di Gioia Tauro, vero fulcro di quello che dovrebbe essere il riscatto economico e industriale della Calabria, è sostanzialmente rimasta com'era nel 2018. Anzi, forse è peggiorata. Come può un investitore decidere di arrivare in Calabria senza servizi, con illuminazione assente, strade groviera, rifiuti e degrado? Un quadro fosco che spingerebbe chiunque a fare un passo indietro. Due commissari e adesso un periodo di vacatio preoccupante, zero agevolazioni fiscali. Insomma il deserto che, complice anche la parentesi dell'emergenza pandemica, è rimasto tal quale. La Zes è rimasta una scatola vuota. E mentre a Roma si cerca di sollecitare il Governo e il nuovo presidente della Regione tra i punti del dossier che ha consegnato al premier Draghi ha citato proprio Gioia Tauro, in Calabria si continua ad arrancare e anche in maniera piuttosto evidente.
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