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Coldiretti, nel 2020 in Calabria consumi diminuiti di 3 miliardi. Crollo dell'11,7%

A far registrare il risultato più negativo - sottolinea la Coldiretti - sono stati gli alberghi ed i ristoranti con un calo del 40,6%

L’emergenza Covid ha tagliato di circa 3 miliardi i consumi dei calabresi, crollati dell’11,7% nel 2020 rispetto all’anno precedente, toccando il minimo dall’ultimo decennio per effetto delle restrizioni adottate per combattere la pandemia.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat relativi ai consumi delle famiglie a valori concatenati.

Il calo più netto per alberghi e ristoranti

«A far registrare il risultato più negativo - sottolinea la Coldiretti - sono stati gli alberghi ed i ristoranti con un calo del 40,6% seguiti dai trasporti che si riducono del 24,5% e dalle spese per ricreazione e cultura che scendono del 28,5%. In controtendenza - continua la Coldiretti - sono solo i consumi alimentari delle famiglie tra le mura domestiche che fanno registrare un segno positivo e aumentano complessivamente del 1,9% che tuttavia non compensa il crollo della spesa fuori casa. La chiusura di bar e ristoranti ha travolto a valanga interi comparti dell’agroalimentare "Made in Calabria", con vino e cibi invenduti per un valore stimato dalla Coldiretti in oltre 400 milioni dopo un anno di aperture a singhiozzo che hanno messo in ginocchio l’intera filiera dei consumo fuori casa che vale quasi 1/3 della spesa alimentare».

La drastica riduzione dell’attività, sostiene la Coldiretti, «ha pesato infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alle bevande, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, agli ortaggi dai salumi ai formaggi che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Sui settori maggiormente colpiti hanno pesato le difficoltà del turismo soprattutto per l’assenza di ospiti stranieri per le mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir».

Sempre secondo l’analisi della Coldiretti, «turismo e cibo rappresentano le principali leve per la ripartenza del Made in Italy sulle quali investire con il Recovery Plan. Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio di oliva sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per il Recovery Plan - conclude la Coldiretti - Occorre ripartire investendo sui punti di forza del Paese».

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