Nuovo governo, vecchi problemi. L’esecutivo Draghi, che tra oggi e domani incasserà la fiducia delle Camere, avrà come priorità la definizione del Recovery plan. A Bruxelles si attende l’invio della versione definitiva del testo ed è per questo motivo che i diversi passaggi - discussione e approvazione in Parlamento, nuova deliberazione da parte del Consiglio dei ministri e definitivo via libera da parte di Camera e Senato - dovranno essere accelerati. Nel testo andranno precisati con puntualità sia la tipologia dei progetti da sottoporre al vaglio della Commissione, con annesso un dettagliato cronoprogramma, sia il programma di attuazione delle singole riforme da realizzare. Inutile girarci attorno: il testo approvato dal governo Conte si è rivelato al di sotto delle aspettative. Per il Mezzogiorno nessun progetto rivoluzionario come, invece, era lecito attendersi alla vigilia. E proprio per smuovere le acque, in concomitanza con il cambio di inquilino a Palazzo Chigi, arriva l’appello firmato dai docenti ordinari di Trasporti e di costruzioni di strade, ferrovie ed aeroporti di tutte le Università calabresi e siciliane. Nel testo sottoscritto da Gaetano Bosurgi (Messina), Salvatore Damiano Cafiso (Catania), Massimo Di Gangi (Messina), Demetrio Festa (Cosenza), Anna Granà (Palermo), Matteo Ignaccolo (Catania), Francesco Russo (Reggio Calabria) e Giovanni Tesoriere (Enna), e inviato ai parlamentari delle due regioni, si fa riferimento a “tre interventi” che, a loro avviso, dopo un meditato approfondimento non dovrebbero mancare nel Recovery plan.
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