L’Alta velocità in Calabria resta una chimera. Il Recovery plan approvato recentemente in Consiglio dei ministri non prevede una svolta sul fronte infrastrutturale, peraltro attesa a queste latitudini. Nell’ultima versione del corposo documento su cui si è consumata la crisi di governo, si parla, in maniera abbastanza generica, di «estendere l’Alta velocità al Sud, lungo la direttrice Napoli-Bari che viene conclusa, e con la massima velocizzazione della Salerno-Reggio Calabria, ottimizzando gli interventi». In buona sostanza, se tutto andrà bene, si provvederà soltanto a “velocizzare” l’attuale linea ferroviaria tirrenica che va da Salerno a Reggio. Si tratta di interventi che, come fa notare Roberto Galati dell’associazione “Ferrovie in Calabria”, «sono in corso da anni, con alcune opere già realizzate: parliamo della variante e relativo nuovo ponte sul fiume Petrace a Gioia Tauro, o la razionalizzazione dei Prg di varie stazioni tra Villa San Giovanni e Battipaglia. Si tratta di opere in corso di realizzazione attraverso risorse finanziare stanziate dai precedenti governi, addirittura dal 2010».
Una vera e propria beffa
Insomma, una vera e propria beffa se si pensa all’annuncio della ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, risalente allo scorso settembre, relativo allo studio di fattibilità sull’Alta velocità in Calabria. Va ricordato come gran parte del tracciato non consenta un upgrade fino a 250 km/h, fondamentalmente la massima velocità raggiunta su alcune linee ferroviarie tradizionali elettrificate. Un’alternativa, finora non presa mai in seria considerazione, potrebbe essere il progetto redatto dal docente universitario Francesco Russo, ex vicepresidente della Regione Calabria, circa la realizzazione di una nuova linea Av da 300 km/h solo viaggiatori (Av Larg). Una nuova linea Av, percorribile integralmente a 300 km/h da Salerno fino a Villa San Giovanni, abbatterebbe i tempi di percorrenza tra Reggio Calabria e la Capitale, attorno alle 3 ore, includendo ovviamente i tempi necessari all'effettuazione delle principali fermate in Calabria e Campania. «Difficile pensare quindi - aggiunge Galati - che, l'attuale Ferrovia tirrenica meridionale, velocizzata, possa portare a tempi simili: sia perché la velocità massima, nel migliore dei casi, sarebbe di 250 km/h e non 300 km/h, ma soprattutto perché, volendo essere realisti, difficilmente tutta la Salerno-Reggio Calabria "storica" potrà essere percorsa a 250 km/h sull'attuale tracciato». Si fa sentire pure la politica, con il capogruppo del Pd alla Regione Mimmo Bevacqua: «La semplice velocizzazione, infatti, implica il transito sulla medesima linea di tutti i tipi di treno, compresi i treni merci. In tutta Italia, invece, i treni ad Alta velocità viaggiano su linee specificate dedicate all’Alta velocità: perché mai la Calabria dovrebbe essere ingiustamente penalizzata?».
Linea jonica “dimenticata”
Capitolo a parte per la ferrovia jonica. Nel Recovery plan si prevedono «specifici investimenti di upgrading, elettrificazione e resilienza al Sud (tra le linee specificatamente interessate si possono citare Ionica Sibari-Catanzaro Lido-Reggio Calabria, Venafro-Campobasso-Termoli, Nodo di Catania, Raddoppio Decimomannu Villamassargia, Collegamento ferroviario aeroporto di Olbia, e altre)». È ancora Galati a mettere in fila una serie di dubbi: «In questo caso si intende esattamente quello che c'è scritto, cioè che avverrà l'upgrade infrastrutturale (peraltro già in corso, finanziato con 500 milioni dal governo Gentiloni) ed anche l’elettrificazione della tratta Catanzaro Lido - Melito di Porto Salvo, per la quale manca ancora il finanziamento? O alla fine si tratta, molto semplicemente, di quello che già si sta facendo da anni, ovvero l’elettrificazione della Sibari-Catanzaro Lido e la velocizzazione ed upgrade infrastrutturale di tutta la Sibari-Reggio Calabria?». Tutto ciò mentre vanno sciolti una serie di nodi sull'elettrificazione in corso tra Sibari e Catanzaro Lido, finanziata per 150 milioni di euro dalla giunta regionale targata Mario Oliverio, e sulla quale pendono ancora numerosi dubbi sull'attraversamento della galleria di Cutro e sulla progettazione delle sottostazioni elettriche. Tra i progetti elencati viene citata la linea Rosarno-San Ferdinando, da finanziare per l’ennesima volta, ma senza risolvere la questione principale ovvero la statalizzazione dell’infrastruttura, da anni sollecitata dalla Regione. Nel Recovery plan non è invece menzionata la linea Catanzaro Lido-Lamezia Terme, per la quale sono stati già stanziati altri 80 milioni di euro nel 2018 per rettifica ed elettrificazione, ma con lavori ancora da iniziare. Se questa è la svolta resa possibile dai fondi Ue, c’è poco da stare felici.