«La richiesta al Governo di un’immediata apertura delle trattative per il rinnovo del contratto del pubblico impiego è un atto dovuto, ma non può prescindere dalla grave emergenza sanitaria che continua a investire il Paese». La Cisal e le federazioni del Pubblico Impiego ribadiscono con forza la richiesta di «un ampio confronto che porti al rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre del 2018, ma – sottolineano – non possiamo che opporre un deciso no allo sciopero generale che, in questa fase, sortirebbe il solo effetto di creare ulteriori disagi alla popolazione già pesantemente provata dai disservizi legati alla ridotta attività imposta dalla pandemia. In momenti di straordinaria emergenza come quello attuale, il ricorso allo sciopero – evidenzia la Cisal – rischierebbe di vanificare quel sentimento di solidarietà necessario nei confronti di tutti i lavoratori che, privi di ammortizzatori sociali, stanno pagando pesantemente il prezzo delle limitazioni sanitarie». Nel rammentare che ad interrompere, nel 2015, il lungo blocco dei rinnovi contrattuali fu proprio un ricorso di una delle federazioni della Cisal, la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori ritiene, pertanto, che «in questa stagione ad animare la trattativa devono essere il buon senso e la responsabilità. Questo, naturalmente, non significa rinunciare a rivendicare un ampio confronto con il Governo che, con altrettanto senso di responsabilità, è chiamato ad individuare ulteriori risorse utili a rinnovare i contratti collettivi nazionali e a concretizzare un massiccio piano di assunzioni. Non solo per tentare di recuperare parzialmente i vuoti che si sono creati e che si creeranno nei prossimi anni, ma anche per colmare le gravi carenze di organico nelle pubbliche amministrazioni garantendone il pieno funzionamento».