«Tanti gli impegni assunti, lunga la gestazione, molto modesti i risultati prodotti per il settore delle costruzioni». Apre con una battuta amara la sua valutazione sulla bozza del cosiddetto «Decreto Rilancio» presentato dal Governo, il presidente dei costruttori calabresi Giovan Battista Perciaccante.
«Prima annunciato, poi lungamente atteso ed infine enfaticamente presentato come il decreto in grado di far ripartire il sistema economico», continua Perciaccante, «ad una prima lettura, tende a somigliare ad una sorta di componimento enciclopedico che, nel tentativo di accontentare tutti, rischia di non accontentare nessuno. Ci saremmo attesi, visti gli impegni assunti in sede di confronto con il nostro sistema, importanti e stringenti interventi sul tema dei lavori pubblici. Non basta prevedere la riapertura dei cantieri se non si viene messi in concreto nelle condizioni di operare e di recuperare in fretta il lungo stop imposto dall’emergenza sanitaria. Vale a livello nazionale così come a livello territoriale in assenza di indicazioni e direttive cogenti verso i responsabili unici del procedimento piuttosto che i direttori dei lavori».
«Il rilancio degli investimenti pubblici», sottolinea il presidente Perciaccante, «presuppone misure importanti in materia di semplificazioni procedurali, di applicazione del Codice degli Appalti, di immissione di liquidità a favore degli Enti territoriali e delle imprese attraverso l’avvio di un programma di piccole e medie opere immediatamente cantierabili, di sblocco dei crediti vantati nei confronti della P.A. e di drastici tagli alla burocrazia».
Gli effetti di queste «non scelte», a giudizio del sistema territoriale di Ance Calabria, rischiano di essere particolarmente pesanti per le imprese del settore. I presidenti di Ance Catanzaro Luigi Alfieri, Crotone Giovanni Mazzei, Vibo Valentia Gaetano Macri, unitamente al vice presidente del Mezzogiorno di Ance e presidente di Reggio Calabria, Francesco Siclari, esprimono infatti fortissime preoccupazioni per la tenuta del sistema delle imprese edili nel Paese e, ancor più, nella regione.
«Non è più tollerabile», hanno aggiunto all’unisono i 5 presidenti, «che un settore già fiaccato dalla lunga crisi iniziata nel 2008, continui ad essere tenuto in una considerazione non adeguata all’importanza che riveste nel sistema economico e sociale del Paese. Senza un visione di sviluppo di medio termine, ogni progetto di rinascita è destinato a fallire. Proveremo a sensibilizzare i parlamentari perché, in sede di conversione in legge, possano trovare spazio nel decreto i provvedimenti che riteniamo prioritari per il futuro del nostro comparto».
«In parallelo», ha concluso il presidente di Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante, «ci auguriamo che il Governo regionale, per la propria parte di competenza, possa intervenire tanto con autonome iniziative normative e regolamentari, che con specifici programmi di sviluppo territoriale capaci di ridare ossigeno alle 13 mila imprese edili calabresi, assicurando, così, un futuro agli oltre 40 mila lavoratori diretti ed indiretti impegnati nel settore».
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