Un quadro drammatico. Le imprese calabresi rischiano di affondare. «L'80% delle nostre imprese ha già prodotto istanza per l'accesso agli ammortizzatori sociali tra cassa integrazione ordinaria, in via prevalente, e quella cosiddetta in deroga, avviata dalla Regione a seguito dell'accordo tra le parti sociali. Questo significa che la maggioranza delle nostre aziende ha dovuto fermare la produzione e che siamo giunti ad una condizione già molto grave, che potrebbe diventare drammatica, con impatti disastrosi sulla tenuta sociale. Se la iniezione di liquidità alle imprese prevista dall'ultimo decreto non arriva in tempi strettissimi, alle aziende mancherà l'ossigeno indispensabile a mandare avanti le attività. Nessuno sarà nelle condizioni di poter pagare i propri dipendenti ed i fornitori. Gli effetti saranno devastanti»: a dichiararlo è il presidente di Unindustria Calabria Natale Mazzuca. I numeri fanno paura e la crisi appare devastante. Il rappresentante degli industriali spiega: «occorre avere ben presente che la situazione calabrese parte già da una condizione di estrema difficoltà, con l'11% di Pil in meno rispetto al 2008, un tasso di disoccupazione intorno al 25% e con una punta del 55% per quella giovanile. Oggi, con le attività produttive chiuse, la Calabria sta perdendo circa 1 miliardo e mezzo di Pil al mese. Ecco perché occorre fare di tutto per poter ripartire nel rispetto delle norme di sicurezza concordate in sede governativa tra Confindustria e le Organizzazioni Sindacali». Il decreto liquidità che dovrebbe sbloccare 400 miliardi, secondo Mazzuca «rappresenta un primo passaggio importante a patto di avere ben presente che si combatte contro il tempo. La prima domanda è: quando arriveranno i fondi? La seconda riguarda il sistema bancario. Si dimostrerà pronto ad operare in tempo quasi reale come richiede l'emergenza che stiamo vivendo? Mai come in questo momento - prosegue Mazzuca - è essenziale fare sistema, lavorare tutti insieme con senso di equilibrio e responsabilità. La situazione è tale che definirla disastrosa rischia di risultare un gentile eufemismo».