I bilanci “lacrime e sangue” dei comuni calabresi determinano l’esigenza di diluire il peso finanziario dei singoli enti locali in sofferenza sulle spalle più larghe del settore produttivo per mungere denari salva-municipi. Un algoritmo che rappresenta l’altra faccia di una realtà economica sempre più in bilico. Sotto la maschera del formalismo contabile istituzionale si sono aperte falle che rischiano d’affondare le imprese. L’allarme è stato lanciato dal presidente regionale di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri, che è anche il numero uno della Camera di Commercio cosentina. «I dati dell’Osservatorio Tasse Locali del nostro ente sono la conferma di quanto le nostre imprese siano penalizzate da costi dei servizi pubblici che continuano a crescere in modo ingiustificato. È sempre più urgente una profonda revisione dell’intero sistema che rispetti il principio europeo del “chi inquina paga” e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni. In due parole, meno costi e meno burocrazia per liberare le imprese dal peso delle inefficienze locali di gestione». “Cara Tari”, non è l’inizio di una lettera di cortesia ma il lancio del titolo dell’incontro su scala regionale (per la cronaca il tema completo del confronto era: “Cara Tari. Quanto mi costi?”) per analizzare i dati del preoccupante rapporto dell’Osservatorio che è lo strumento permanente del sindacato dei commercianti dedicato alla raccolta e all’analisi di numeri e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti (la famigerata Tari) che viene pagata dalle imprese del terziario. Diagrammi che indicano l’inarrestabile aumento dell’odiosa gabella sui rifiuti, nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti stessi. Altro dato rilevato dall’indagine è la differenza di costi tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni e nella stessa provincia. In particolare, in Calabria, i settori della ristorazione e del commercio sono quelli più tartassati. La spazzatura a peso d’oro è pretesa dagli imprenditori dell’ortofrutta, dai titolari di pescherie, di negozi di piante e fiori (queste tre categorie, nel Cosentino pagano tutte 27,27 euro per metro quadrato di superficie dell’attività commerciale), da locali di vendita di pizza al taglio, da ristoranti (nel Cosentino pagano 20,98 euro a metro quadro), trattorie, osterie, pizzerie, mense, pub, birrerie, bar caffè e pasticcerie. La debolezza economica delle imprese rischia di assumere un profilo preoccupante. Uno stato di salute precario che, tuttavia, non sembra preoccupare i Comuni per niente rassegnati ad allentare la pressione fiscale. E così, l’inchiesta di Confcommercio svela come la Tari abbia alzato ovunque le entrate nei comuni. Il livello complessivo per capoluogo vede in testa Reggio con un +10% rispetto a un anno fa, e, a seguire, Catanzaro (+9,5%) e Cosenza (+4,5%). In Calabria, ogni cittadino spende in media 166 euro. A Cosenza, ne spende 153,9. Le attività imprenditoriali rappresentano il 33% delle entrate, il restante 67% proviene dalla riscossione di utenze domestiche. I costi del servizio rifiuti che incidono maggiormente sulla spese delle amministrazioni comunali sono rappresentati dalla quota variabile (spazzatura, lavaggio strade e aree pubbliche, spesse di amministrazione, riscossione e contabilità) che rappresenta il 60% dell’importo totale. I costi fissi (raccolta, trattamento e smaltimento della spazzatura) incidono, invece, per il 40%. Lo studio dimostra come la Tari continui a rappresentare una zavorra per le imprese commerciali. «Un costo penalizzante, ingiustificato e gravoso – ha sottolineato ancora Algieri –. Bisogna, dunque, applicare con più rigore il criterio dei fabbisogni e dei costi standard nel quadro di un maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo, ma soprattutto è sempre più urgente una profonda revisione dell’intero sistema». I presidenti di Confcommercio Calabria centrale, Pietro Falbo, e di Confcommercio Reggio, Gaetano Matà, hanno assicurato l’impegno finalizzato a sensibilizzare i Comuni delle proprie aree di competenza a rivedere i livelli di tassazione che gravano come macigni sullo sviluppo delle imprese».