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L'economia della Calabria rallenta, l'allarme di Bankitalia: "non si può più perdere tempo"

Albanese, Magarelli, Garrì, Covelli

Flessione, rallentamento, frenata, perdita di slancio. Questo il lessico usato dal direttore di Bankitalia Catanzaro, Sergio Magarelli, per rappresentare lo stato dell’economia in Calabria. “Il mio è un grido di dolore e un avvertimento: non si può più perdere tempo”, ha detto commentando il report presentato stamattina alla stampa insieme ai redattori del documento Giuseppe Albanese (coordinatore), Tonino Covelli e Iconio Garrì.

Disoccupazione e povertà abnormi rispetto al dato nazionale, donne e giovani penalizzati dal mercato del lavoro, imprese caratterizzate da bassa produttività e ridotta spesa per investimenti pur in presenza di un rilevante sostegno pubblico sono gli aspetti eclatanti di un quadro che, nonostante alcuni elementi positivi come la crescita dell’attività nei servizi soprattutto tra le aziende di maggiori dimensioni e l’espansione del comparto turistico grazie il perdurante incremento delle presenze straniere, per il resto è un coacervo di indicatori preoccupanti.

Nel rapporto della Banca d’Italia sull’economia della Calabria si evidenzia come la crescita nel 2018 sia stata inferiore all’anno precedente. Il rallentamento ha riguardato sia i consumi sia soprattutto gli investimenti e nell’ultima parte dell’anno si è esteso anche al mercato del lavoro.

Le imprese agricole producono poco, nelle costruzioni la congiuntura rimane fiacca. Le imprese sane in generale non hanno alimentato gli investimenti, il surplus finanziario ha implementato piuttosto le disponibilità liquide. Nel 2018 l’occupazione dopo la crescita iniziale presenta un peggioramento nell’ultima parte dell’anno. L’incremento continua a provenire in prevalenza dalla componente degli autonomi mentre nel lavoro dipendente il ricorso ai contratti temporanei è rallentato senza però generare un aumento dei contratti a tempo indeterminato.

Tutti gli indicatori del mercato del lavoro rimangono su livelli peggiori della media nazionale soprattutto con riguardo a donne e giovani. Resta inoltre bassa la capacità del sistema produttivo calabrese di assorbire i laureati. I consumi sono cresciuti in maniera modesta mentre si è rafforzata l’espansione dei depositi bancari. Benché i mutui alle famiglie abbiano raggiunto il minimo storico e il costo del credito sia diminuito ulteriormente, per l’impresa rimane tuttavia nettamente superiore rispetto al resto del paese. La finanza pubblica appare condizionata da una pesante situazione debitoria e da diffusi disavanzi di bilancio al punto che tra i comuni tali problematiche hanno determinato in parecchi casi l’apertura di procedure di riequilibrio finanziario e sulle criticità ancora irrisolte nel comparto sanitario è intervenuto il governo con il recente decreto Calabria.

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