
Ci sono momenti in cui il teatro si trasforma in un atto di memoria collettiva, in cui le parole scritte diventano carne viva sul palcoscenico. La conferenza stampa di presentazione dello spettacolo «Il ritorno del soldato», ieri al Teatro Rendano di Cosenza, è stata uno di quei momenti. Non si trattava solo di annunciare una rappresentazione, ma di evocare un mondo intero — quello dello scrittore Saverio Strati — e farlo parlare a un presente che sembra non aver smesso di fare i conti con le ferite della guerra e i segreti delle famiglie.
Giancarlo Cauteruccio, il regista, ha preso la parola con l'intensità di chi ha vissuto le storie che racconta. «Rimettere in scena questo testo a distanza di 15 anni è stato come ritrovarsi davanti a uno specchio – ha detto – . Saverio Strati, che ho frequentato negli ultimi anni della sua vita, non è solo uno scrittore. Era un filosofo del quotidiano, un osservatore acuto delle dinamiche umane. Mi ha insegnato che le storie più semplici, quando trattate con profondità, possono diventare universali». Il regista ha raccontato episodi personali, come le conversazioni al citofono con Strati, momenti di intima umanità che svelano le difficoltà e la dignità di un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura italiana.
Accanto a lui, Luigi Franco, presidente del Comitato 100STRATI, ha evidenziato il ruolo cruciale del progetto nel valorizzare l’eredità culturale di Saverio Strati. «Con questo spettacolo celebriamo un autore che ha saputo trasformare le difficoltà della sua terra in narrazioni di respiro universale.
“Il ritorno del soldato” è una delle sue creazioni più significative, un’opera che affronta il dramma della guerra attraverso il microcosmo di una famiglia meridionale» ha dichiarato Franco. Le sue parole hanno trovato eco nell’intervento di Antonietta Cozza, delegata alla Cultura del Comune di Cosenza, che ha sottolineato l'importanza di iniziative culturali di questo calibro per il territorio: «Il nostro impegno è quello di far sì che la cultura sia accessibile a tutti, perché è attraverso eventi come questo che possiamo costruire una memoria condivisa».
La Compagnia Teatro del Carro, rappresentata da Luca Maria Michienzi, ha condiviso l’entusiasmo per questa produzione che coinvolge un cast interamente calabrese. «La nostra compagnia si è sempre dedicata alla valorizzazione delle tradizioni e delle identità locali – ha dichiarato Michienzi –. Lavorare su un testo come questo, con una squadra di talenti locali, è stata una sfida e un onore». Anna Maria De Luca, anche lei presente in rappresentanza della compagnia, ha aggiunto: «Crediamo che il teatro possa essere un ponte tra passato e futuro, e questa produzione ne è l'esempio perfetto». La musica originale dello spettacolo è stata affidata a due giovani compositori calabresi, Marco Carbone e Vincenzo Maria Campolongo, e quest’ultimo ha spiegato: «Le musiche non sono solo un accompagnamento, ma un elemento narrativo. Abbiamo cercato di creare un tessuto sonoro che dialogasse con i temi dello spettacolo, dalla guerra al dolore, dalla speranza al tradimento».
Cauteruccio ha poi ampliato il suo intervento, sottolineando la modernità del testo di Strati e Ziccarelli: «Questo non è solo un dramma familiare, ma una riflessione archetipica. La guerra, in questa pièce, non è solo un tema, è un personaggio. Si insinua nei luoghi più reconditi della nostra esistenza, trasformando i comportamenti umani e mettendo a nudo la vulnerabilità delle relazioni». Il regista ha anche elogiato il cast: gli attori Laura Marchianò, Stefania De Cola, Francesco Gallelli, Salvatore Alfano. E la scelta di affidare le musiche a giovani artisti. Dopo la prima cosentina al Teatro Rendano, mercoledì 26, lo spettacolo il 30 sarà al Cilea di Reggio Calabria, il 4 aprile al Politeama di Catanzaro, l’8 al Gentile di Cittanova e il 13 aprile al Comunale di Crotone. Tutti gratuiti. Infine, le parole di Cauteruccio: «Questo non è uno spettacolo che cerca il sold out. È uno spettacolo che cerca l’incontro, il confronto. E il gesto della Regione Calabria, di offrire l’ingresso gratuito, è un esempio straordinario di come la cultura possa essere un servizio essenziale, un nutrimento per l’anima».
Alla fine, Il ritorno del soldato non è solo un omaggio a Saverio Strati, ma un richiamo a riflettere sui nodi irrisolti della nostra storia e del nostro presente.

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