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Quell’antico viaggio ancora ci racconta una Calabria “sublime”. Il bel volume di Raffaele Gaetano su Edward Lear

Un viaggio fatto di tanti viaggi quello intrapreso dallo studioso calabrese con la magnifica edizione critica, riccamente illustrata, del «Giornale di viaggio a piedi in Calabria»

Un viaggio fatto di tanti viaggi quello intrapreso dallo studioso calabrese Raffaele Gaetano con la magnifica edizione critica, riccamente illustrata, del «Giornale di viaggio a piedi in Calabria» di Edward Lear (Laruffa, traduzione di Giuseppe Isnardi). Era il 25 luglio 1847 quando l’artista inglese e l’allievo John Joshua Proby salpavano da Messina per raggiungere Reggio, alfa e omega del loro tour in Calabria.

Nel testo, dopo l’ampio saggio introduttivo di Gaetano, incisivo e rigoroso, ci viene restituita un’immagine a tutto tondo non solo di affascinanti paesi e villaggi, ma anche del carattere, talvolta frivolo, delle famiglie ospitanti, dei personaggi bizzarri come il mulattiere Ciccio, il barone Rivettini o il conte Grillo, ma soprattutto l’inconfondibile senso dell’accoglienza che da quella remota epopea arriva sino ai nostri giorni.

Alla conoscenza di Lear Gaetano, che del diarista e disegnatore inglese è uno dei maggiori studiosi, ha contribuito con una serie di opere di successo. Il nuovo libro districa l’universo leariano alla luce di una categoria estetica molto in voga in epoca romantica: il sublime. Secondo Gaetano, infatti, l’intero tour calabrese è scandito dalla ricerca ostinata di scorci paesaggistici aspri e selvaggi, che Lear fissa nei suoi sketches non meno che nel diario. Per esempio, approssimandosi a Santa Maria di Polsi, nota lo «strapiombare» sulle rocce della folta vegetazione. A Roccella, il palazzo del barone Giuseppe Nanni gli appare collocato «sull’orlo estremo di un precipizio che dava sul mare». Anche la gola vicino Stilo viene descritta come «grandiosa». Il luogo che però più di tutti sintetizza la sua sensibilità per il sublime è Pentedattilo: «Paurose cuspidi di pietra si lanciano nell’aria… Nelle fenditure e negli anfratti della terrificante e selvaggia piramide si ergono, quasi conficcate, le case».

L’intera opera procede in maniera concentrica convergendo poi nel suo centro rappresentato proprio dal «Giornale» di Lear. Quattro i capitoli del saggio introduttivo: in «Trame di un viaggio a piedi nella Calabria del 1847» vengono ricostruite le tappe del tour leariano; in «Un compagno di viaggio: John Joshua Proby», Gaetano consegna al lettore un ritratto del compagno di viaggio di Lear, conosciuto durante un soggiorno romano, «a perfectly excellent companion»; quindi c’è una disamina delle fonti utilizzate dall’artista prima di intraprendere il viaggio nelle regioni meridionali; infine un capitolo di fondamentale importanza, dedicato alla figura di Giuseppe Isnardi (1886-1965), di gran lunga il migliore traduttore italiano dei Journals, capace di entrare nell’animo di Lear cogliendone le emozioni.

Un raffinato percorso preparatorio per il «Giornale di viaggio», che rivela il gusto di un’epoca e trova il suo approdo anche nell’inesplorata e malnota Calabria di metà ’800. Anche sotto questa luce, la conoscenza dell’opera si rivela preziosa poiché il tour, oggi ripercorso in parte attraverso il suggestivo «Sentiero dell’Inglese», ha portato alla luce una terra fino ad allora rimasta ai margini dell’interesse dei viaggiatori del Grand Tour. Qui risiede la preziosità dell’opera di Lear e di coloro che, come Raffaele Gaetano, ne propongono la figura: riscoprire la Calabria per ridare valore a ciò che già agli occhi genuini di un «forestiere» apparve come uno scrigno brulicante di tesori.

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