Per Mischa Maisky l'età è solo un numero. L'energia è sempre la stessa che lo caratterizza sin dall'inizio della sua carriera. Prima del concerto che terrà oggi al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme, nell'ambito di MusicAMACalabria, non nasconde la sua grande passione per la musica, il sogno realizzato di esibirsi con la figlia Lily e l'ammirazione nei confronti dei suoi maestri.
Ha sempre detto d'essere destinato a diventare un musicista. Perché la scelta di suonare il violoncello?
«Sono cresciuto in una famiglia di musicisti. Mia sorella suonava il piano e mio fratello suonava il violino all'epoca, quindi è stata una scelta logica per me suonare il violoncello».
Nel 1966 ha vinto il prestigioso Concorso internazionale Tchaikovsky, poi è entrato nel Conservatorio di Mosca e ha studiato con Rostropovich che l'ha messa sotto la sua ala protettrice. Com'era il rapporto con lui?
«Abbiamo avuto un rapporto molto intenso e unico. Non era solo il più grande insegnante immaginabile, ma divenne anche come un secondo padre per me da quando mio padre morì, pochi mesi prima che iniziassi a studiare con Rostropovich».
Quanto tempo ha studiato con lui?
«Ufficialmente 4 anni, tra il 1966 e il 1970, ma in realtà tutta la mia vita. Continuo ancora a imparare da lui».
Lei è l'unico al mondo ad aver studiato sia con Rostropovich che con Piatigorsky. Quanto erano diversi?
«Naturalmente, essendo personalità così grandi e uniche, erano molto diversi in molti modi. Tuttavia preferisco sottolineare una certa somiglianza nel loro approccio all'insegnamento: la musica dovrebbe venire prima ed essere l'obiettivo più importante. E lo strumento, nel nostro caso il violoncello, è solo il veicolo per raggiungerlo».
È vero che il suo violoncello Montagnana le è stato regalato da un donatore anonimo?
«Non esattamente! Un ammiratore me lo vendette per un prezzo piuttosto simbolico. Mi ci vollero parecchi anni per ripagarlo».
Le sue esecuzioni delle suite di Bach sono sublimi. È il compositore che sente più vicino alla sua sensibilità di musicista?
«Affatto! Quando suono Bach mi sembra la musica più bella, ma posso dire lo stesso di Shostakovich o Schubert o di qualsiasi altro compositore che suono».
La musica classica non ha molti seguaci oggi. Quali strategie suggerirebbe per migliorarne la diffusione?
«Tutto è relativo. Quella classica non è mai stata così seguita come la "musica popolare". Il modo migliore per attirare le persone è suonare della buona musica con passione e amore».
A Lamezia Terme suonerà con sua figlia Lily. Cosa significa condividere il palco con lei?
«È sempre stato il sogno della mia vita fare musica con i miei figli».
Insieme ai brani di Beethoven, Britten, Tchaikovsky, Rachmaninov ha inserito “Le Grand tango” di Piazzolla. Qual è il motivo di questa scelta?
«È un pezzo meraviglioso e conclude molto bene questo programma interessante e vario».
Presto compirà 74 anni. C'è qualcosa che non ha fatto e che vorrebbe realizzare?
«Certo! Ma la lista è troppo lunga. Spero di poter fare il più possibile nei prossimi anni, condividendo tutto con il mio pubblico».
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