Un volume, rigorosamente in dialetto calabrese, costituito da 61 racconti: 29 fiabe, 19 novelle e 13 leggende. Ad aprire metaforicamente le pagine verso un magico mondo popolato di re, regine, fate e personaggi fantastici, dove immaginevoli oggetti animati interagiscono con protagonisti che ricordano i più noti Pollicino, Biancaneve, Raperonzolo ecc., una prefazione-vademecum in cui l’autore traccia le ragioni della pubblicazione dei racconti, ne dettaglia le fonti, i metodi di raccolta e l’impostazione utilizzata nella trascrizione dialettale.
Un mondo fantastico racchiuso nel libro Fiabe e novelle calabresi (Edizioni Grifo) da domani in edicola, in abbinamento con la “Gazzetta del Sud” (a soli 10 euro più il prezzo del giornale). Novelle e leggende raccolte circa un secolo fa dal calabrese, originario di Palmi, Letterio Di Francia, grande cultore della lingua, della letteratura, della cultura italiana, nonché da sempre appassionato di novellistica comparata.
La raccolta, pubblicata la prima volta nel 1929 a Torino in due volumi, e rieditata con aggiunte e integrazioni nel 1935, fu definita da Italo Calvino «…una raccolta che ha i riscontri più ricchi e precisi che si siano fatti in Italia, e segna i diversi narratori, tra cui si distingue una Annunziata Palermo... è una raccolta piena di curiosi “tipi” e varianti, di un’immaginazione carica, colorata, complicata, in cui la logica dell’intreccio spesso s’è persa e si tramanda solo la sfaccettatura delle meraviglie».
La religione, il cibo, i briganti e l’esser persi per il mondo sono i tratti distintivi delle Fiabe e novelle che richiamano quelle raccolte e illustrate dal famoso folklorista siciliano Giuseppe Pitrè. In questa riedizione, che vede la luce grazie alle Edizioni Grifo, integralmente pubblicata in dialetto calabrese senza traduzione in italiano, i due volumi editati tra il 1934 e il 1935 vengono unificati in un unico tomo, così come gli stessi indici che sono stati solo aggiornati nella numerazione.
Un’opera che non può mancare nella libreria di ogni famiglia calabrese, per mantenere vive le tradizioni legate indissolubilmente al proprio dialetto.
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