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Quel sogno di sempre: l’Orchestra Calabria

C'è un sogno. Un Teatro e un’Orchestra Filarmonica Stabile della Calabria, l’unica regione italiana ad esserne priva. Assenza che penalizza gli oltre cinquemila studenti che nei conservatori regionali si formano (tra Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria), costringendoli ad emigrare per esercitare la loro professione. E una promessa.

Quel segnale concreto arrivato da parte delle istituzioni, da tutto quel mondo politico che finalmente si è attivato perché questo desiderio si realizzi. «La nascita di un’Orchestra Filarmonica e di un Teatro Stabile in Calabria rappresenta un incentivo per nuove piattaforme occupazionali, per la diffusione di una cultura innovativa e imprenditoriale che crea lavoro e investe sulle proprie maestranze».

Impresa di cui il Maestro Filippo Arlia – pianista, direttore d’orchestra di fama internazionale e già fondatore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria (che suona dal 2011 grazie a finanziamenti privati e bandi di gara: tutti i musicisti a contratto, quindi senza garanzie di continuità) – si fa promotore e portavoce già da tempo, anche attraverso le produzioni del Tchaikovsky, l'Istituto Superiore di Studi Musicali di Nocera Terinese di cui è direttore.

Maestro, se ne parla a vuoto da anni, cosa è cambiato?

«Oggi siamo riusciti ad incassare il placet da tutte le parti interessate. Nino Spirlì (vicepresidente della Regione Calabria con delega alla cultura) ha ufficialmente riconosciuto la bontà del progetto e mi ha incaricato di redigerne lo Statuto, che è già pronto».

Che forma avrà?

Il Politecnico delle Arti di Catanzaro (si chiamerà così) sarà una fondazione di diritto privato a partecipazione pubblica. Tra i fondatori, il Politeama, la Provincia e il Comune di Catanzaro e l'Università Magna Graecia. E ovviamente la Regione Calabria, che entrerà con una legge di finanziamento per assicurare le risorse economiche necessarie. Sarà un'orchestra regionale a servizio di tre teatri (oltre al Politeama di Catanzaro, il Rendano di Cosenza e il Cilea di Reggio)».

Di quanti elementi parliamo?

«Il bando prevede 150 posti (di cui una percentuale giustamente riservata ai calabresi): 70 orchestrali, più un coro che diventerà anch’esso stabile e una quota di personale che dovrà gestire biblioteca e strumentazioni. Inoltre il Politecnico delle Arti auto sosterrà le produzioni (l’Accademia di Belle Arti, ad esempio, potrà realizzare bozzetti e scenografie), creando un indotto culturale oltre che economico. Senza considerare quanti, godendo degli spettacoli, si appassioneranno, vedranno possibilità, acquisiranno consapevolezza».

Prossime tappe?

«Tra qualche giorno ci incontreremo per verificare lo statuto, poi procederemo all’atto costitutivo. Serviranno una serie di adempimenti, ma l’entusiasmo già si sente, per la prima volta è stata compresa la portata del progetto e il fatto che mai finora si fosse arrivati a parlare di atto costitutivo è la prova che il cammino è avviato».

Che ne sarà del Tchaikovsky?

«Nocera rimarrà come sede satellite, ma per ragioni logistiche si sposterà tutto nel capoluogo. Con modifica già inoltrata al Miur, cambierà nome in Conservatorio di Catanzaro/Nocera Terinese».

Resterai direttore?

«Sì. Si tratta semplicemente di un cambio sede che ci permette di attirare le risorse della Regione».

E gli orchestrali che al momento sono a contratto con la Filarmonica della Calabria?

«Parteciperanno al concorso, che significa possibilità di uscire dal precariato e, in caso di vittoria, diventare dipendenti».

Pensi o temi che a qualcuno possa non approvare questo moto culturale della Calabria?

«No, ho sentito tutti i miei colleghi, è un progetto che gode di consenso unanime, politica compresa. Nonostante le difficoltà, la Calabria è una terra bellissima, la musica cura l’incuria e, se l’ignoranza è il veicolo prediletto dalla criminalità, la cultura è l’antidoto. Bellezza chiama bellezza».

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