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Lamezia film fest, Greenway: il cinema è vita

«Cinema is dead, long live cinema». Il cinema è morto, lunga vita al cinema. Questo il filo conduttore della lectio magistralis che Peter Greenaway ha tenuto ieri sera a conclusione della quinta edizione del Lamezia Film Fest, inaugurata dal regista e sceneggiatore Enrico Vanzina, e che chiude con un bilancio più che positivo, con grandi ospiti del panorama internazionale e importanti consensi da parte del pubblico.

Gessato blu, camicia scura, figura imponente, Mister Greenaway, 76 anni portati splendidamente, ha incantato il pubblico del Lamezia Film Fest con la sua eleganza, i suoi modi spiccatamente british. Gli organizzatori della kermesse lametina, prima dell’incontro pubblico del cineasta, hanno proiettato la pellicola “I misteri del giardino di Compton House”, la prima opera che ha consacrato il regista di Newport come grande autore del cinema internazionale.

Il regista britannico – tra i più significativi cineasti contemporanei – ha catalizzato l’attenzione del pubblico del festival dissertando sul cinema, sulla sua evoluzione, sulla eterna valenza della settima arte, sul suo fascino, ma senza tacere le profondo modificazioni a cui è andata incontro sia l’industria del cinema che le modalità di fruizione.

«Il cinema ha 120 anni – ha sottolineato – ma lo dobbiamo salvare». La lezione di vita e di filmografia tenuta dal regista si è dipanata tra riflessioni e immagini delle sue produzioni cinematografiche.

«Una volta usava andare al cinema per vedere i film davanti ad un grande schermo, in una sala buia, tutti insieme – ha rammentato Greenaway – oggi non è più così. Non c’è più il luogo pubblico. Si preferisce lo schermo di un tablet, di un pc, di un cellulare. E la cosa ancora più emblematica è che ormai si preferisce guardare i film da soli».

Il cinema non è solo immagini, è vita, è condivisione. Il cinema continua a raccontare l’evoluzione e l’involuzione della specie umana, i corsi e ricorsi – e percorsi – della storia. A questo proposito, Greenaway ha fatto vedere spezzoni di alcuni suoi film. Di grande impatto le immagini che ricordano al mondo che dal 1945 al 1996 le esplosioni atomiche nel nostro pianeta sono state 2201.

Il regista inglese ha quindi ricevuto il premio Ligeia alla carriera realizzato dall’artista Antonio Pujia Veneziano.

Tra i tanti ospiti della giornata conclusiva del LFF5 anche Piero ed Elisabetta Villaggio, figli del grande Paolo. All’amatissimo e indimenticabile interprete di Fantozzi, il direttore artistico del festival Gianlorenzo Franzì ha voluto dedicare un premio specifico. Il primo omaggio nazionale, pensato dopo la scomparsa dell’attore genovese. Il riconoscimento intitolato a Paolo Villaggio è stato assegnato a Maccio Capatonda, premiato per il suo lavoro d’esordio alla regia “Italiano medio”. La pellicola “Io c’è” di Alessandro Aronadio ha vinto il premio “Paolo Villaggio” come miglior film.

Significativa e molto seguita anche la sezione dei corti che ha dato spazio a pellicole di registi emergenti. Come miglior corto è stato scelto “Peggie” di Rosario Capozzo. “Bussano” del regista cosentino Mauro Nigro è stato decretato come miglior cortometraggio “made in Calabria”.

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