Un'organizzazione criminale in continua trasformazione ma sempre uguale a se stessa e legata vitalmente alle proprie radici territoriali: è la 'ndrangheta cosi' come emerge dalle pagine di "Politici (e) malandrini", l'ultimo libro di Enzo Ciconte, edito da Rubbettino.
In 426 pagine, Ciconte, calabrese, già deputato e attuale docente all'Università Roma Tre, considerato tra i massimi conoscitori italiani delle dinamiche delle grandi organizzazioni mafiose, ricostruisce il rapporto tra 'ndrangheta e politica - tra eletti e malandrini, categorie che talvolta si immedesimano - nella sua specificita' contribuendo così a far uscire il fenomeno dal cono d'ombra in cui ha vissuto negli ultimi decenni.
L'excursus di Ciconte prende le mosse dalla fine dell'Ottocento per giungere ai giorni nostri attraverso un racconto serrato, completo di fatti e circostanze che aiutano a inquadrare il fenomeno nella sua complessità. Nel lungo racconto di Ciconte tra influenza crescente delle cosche nell'amministrazione della cosa pubblica (come dimostra l'aumento a ritmo esponenziale degli scioglimenti per mafia dei Comuni) e omicidi eccellenti (da quello di Ludovico 'Vico' Ligato a quelli di Pietro Araniti e, più recentemente, di Franco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale), aumenta la pressione delle cosche mentre di pari passo cresce il controllo criminale asfissiante sul territorio. Ciconte, nel libro, allarga poi l'ottica della sua esplorazione anche all'influenza che la 'ndrangheta ha da tempo su altre regioni del Paese come Lazio, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia, senza trascurare l'ottica internazionale delle 'ndrine in Germania, America Latina e Australia.