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Misure per il lavoro in Calabria, confronto aperto: la Cisl “boccia” il reddito di dignità

I due principali competitor offrono ricette diverse per il rilancio dell’occupazione in Calabria. La segretaria nazionale del sindacato: «No all’assistenzialismo, sì a posti contrattualizzati e retribuiti»

In fondo per la Calabria è il problema dei problemi: si emigra per la sanità, è vero; si emigra per studiare, certamente. Ma si emigra, da decenni e decenni, prima di tutto per cercare un lavoro. Il tema dell’occupazione resta nevralgico dallo Stretto al Pollino. E in una campagna elettorale che sembra più una sprint race forse si fa fatica a costruire proposte dalla forza dirompente. Anche perché nei “famosi” decenni trascorsi, a queste latitudini se ne sono lette (e dette) tante, ma i risultati sono stati pochi e sparuti: altre regioni d’Italia (e d’Europa) hanno smesso le rispettive maglie nere, in Calabria sembra esserci sempre qualche difficoltà in più che non permette di voltare pagina in maniera definitiva.
Il centrodestra di Roberto Occhiuto rivendica le misure adottate dal suo governo nell’ultimo quadriennio, le vertenze risolte e quel Piano per il lavoro da 183 milioni di euro, presentato un anno fa, per le politiche attive tra incentivi alle imprese, all’autoimprenditorialità, tirocini e formazione. La loro proposta riparte, insomma, da lì.
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