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La sanità privata calabrese e i grandi interessi, una torta da mezzo miliardo all’anno

Presenti nelle due coalizioni esponenti riconducibili (o vicini) ai gruppi imprenditoriali più rilevanti Il paradosso in Calabria è che le strutture convenzionate spesso si “sostituiscono” in toto al pubblico

Una “torta” da quasi 500 milioni all’anno che fa gola a parecchi. È quella rappresentata dai soldi - certificati nei decreti emanati dalla struttura commissariale - che la Regione versa agli imprenditori della sanità privata accreditata in Calabria. Una montagna di denaro, più del 10 per cento del totale delle somme derivanti dal riparto del Fondo sanitario, elargita dalla Cittadella in cambio di prestazioni che, molto spesso, il settore pubblico non riesce ad assicurare. S’intuisce già delle cifre come la questione abbia assunto un ruolo centrale in una corsa al voto dai toni aspri ma priva di contenuti.
Nel balletto di attacchi e risposte tra i rappresentanti delle coalizioni in campo, un dato appare incontrovertibile: dietro la sanità privata si muovono grandi interessi. Anche stavolta, come successo già in altre competizioni elettorali, non mancano in entrambi gli schieramenti esponenti riconducibili (o vicini) a gruppi che hanno investito nel settore. La Sanità, d’altronde, è la principale “industria” della Calabria e muove oltre i due terzi del bilancio regionale.
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