Calabria

Mercoledì 17 Settembre 2025

Università della Calabria, Costabile: «Educare all’antimafia per ricostruire una cultura dei diritti e dei doveri»

La lotta contro le mafie, insegna don Luigi Ciotti, è un impegno culturale che muove dalla coscienza di ciascuno, dalla consapevolezza del bene comune e dalla responsabilità di custodirlo e promuoverlo. Secondo il fondatore di Libera, è prioritario soprattutto l’alfabeto del Noi per costruire un’antimafia sociale capace di farsi strumento di coscientizzazione ed esercizio pedagogico orientati a rinnovare il senso di civismo democratico in ogni comunità territoriale. All’Università della Calabria si studia da 15 anni l’antimafia educativa e sociale. Il 23 maggio 2011 nasce, come percorso seminariale e laboratoriale, il progetto Pedagogia dell’Antimafia all’interno di alcuni insegnamenti di area pedagogica della Facoltà di Lettere e Filosofia, e prosegue successivamente il suo cammino di studio e attività nel Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, oggi Culture, Educazione e Società. Sette anni fa Pedagogia dell’Antimafia diventa insegnamento di base all’interno del corso di studio in Scienze dell’Educazione, rappresentando in tal modo una unicità nel panorama nazionale dell’istruzione universitaria. Non esiste infatti un’esperienza didattica del genere nei corsi di laurea (triennale e magistrale) di area pedagogico-educativa attivi nelle università del Paese, nonostante la questione criminale di matrice mafiosa sia particolarmente gravosa, non soltanto nelle regioni meridionali. A dare impulso a questa proposta formativa è Giancarlo Costabile, ricercatore e docente di Storia dell’Educazione nell’ateneo di Arcavacata, con cui abbiamo scambiato qualche battuta sulle ragioni e gli obiettivi dell’insegnamento di antimafia. «Pedagogia dell’Antimafia nasce per costruire dal basso una educazione trasformativa, sul modello della Scuola di Barbiana e della prassi coscientizzatrice di Paulo Freire, in grado di porsi quale linguaggio sociale di ri-territorializzazione pedagogica per la Calabria, nella direzione di una piena emancipazione civile. Contrastare la cultura mafiosa significa mettere in discussione quella filosofia della sudditanza che alimenta alle nostre latitudini una società familistico-clanica, la cui capacità di condizionamento della realtà è destinata ad andare decisamente oltre i confini della sfera di potere propria delle organizzazioni criminali. Pertanto, – conclude Costabile – la pedagogia non può ridursi a essere, secondo uno schema feudale e premoderno, la precettistica obbedienziale che fabbrica il lessico dell’asservimento, abituando il popolo a forme di nuovo servaggio. Educare all’antimafia, oggi, significa essenzialmente ricostruire una cultura condivisa dei diritti e dei doveri, nel quadro di una pedagogia popolare orientata costituzionalmente all’affermazione della giustizia sociale e di nuove responsabilità di cittadinanza». Professore, in che modo questa visione della pedagogia si è articolata nella prassi didattica e nei territori? «In questi 15 anni, si è lavorato lungo tre direttrici. Contaminare, innanzitutto, gli spazi pubblici di formazione all’interno del dipartimento, utilizzando una didattica della r-esistenza intesa come momento seminariale che è riservato esclusivamente a testimoni credibili nella lotta alle mafie e alla cultura della sottomissione. Poi, sperimentare l’università itinerante quale radicale azione educativa di formazione critica e sensibilizzazione verso quelle realtà culturali e sociali che nei territori producono anticorpi educativi concreti per contrastare la società dell’indifferenza e dell’inginocchiatoio. Sono più di 40 le lezioni eretiche (diventate successivamente scuole di comunità) svolte nel territorio calabrese e meridionale in tutto questo lungo arco temporale: da Scampia a Palermo, dalla Piana di Gioia Tauro alla Locride, passando, ovviamente, anche per il territorio cosentino. Infine, organizzare una rete formativa critica nelle scuole del Paese con lo scopo di attualizzare la proposta didattica di don Milani attraverso la sua scrittura collettiva. Nel 2022, nasce formalmente il progetto Barbiana 2040 (in realtà le prime iniziative sono del 2019), rete nazionale di scuole giuridicamente costituita – capofila è l’Istituto Lanfranchi di Sorisole a Bergamo – che sta usando nelle aule una grammatica pedagogica trasformativa. Dentro questa cornice, abbiamo sostenuto itinerari di formazione antimafia in diverse scuole della regione: da Cutro a Crotone, da Gioia Tauro a Rosarno, con la consapevolezza che l’educazione è un processo sociale caratterizzato dalla categoria della testimonianza come motore di credibilità e speranza nel cambiamento».

leggi l'articolo completo