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Appello di Rinascita Scott a Lamezia: la requisitoria parte dal boss

Udienza fiume per descrivere il profilo del mammasantissima di Limbadi Luigi Mancuso. Ricostruiti i rapporti con l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli

L'aula bunker di Lamezia e, nel riquadro, Pasquale Megna

È iniziata dal “Supremo” la requisitoria nel processo d’appello scaturito dalla maxi inchiesta Rinascita Scott. Nell’aula bunker di Lamezia Terme hanno preso la parola i due sostituti procuratori Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo per ricostruire la tela criminale del mammasantissima di Limbadi Luigi Mancuso. Partendo dalla figura del boss, il primo ad essere arrestato su un treno che lo portava in Calabria il giorno prima del maxi blitz del 19 dicembre 2019, i magistrati hanno delineato affari e alleanze della criminalità organizzata vibonese. Il superboss, definito da un altro imputato chiave come «il tetto del mondo», sarebbe centrale nel castello accusatorio della Dda di Catanzaro non solo per la sua indole carismatica e la sua strategica pax mafiosa ma anche per la rete di importanti e insospettabili relazioni su cui avrebbe potuto contare. E infatti nel lungo intervento i pm hanno affrontato anche la posizione dell’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, a lungo difensore del boss Mancuso. Condannato a 11 anni in primo grado, secondo i giudici, Pittelli avrebbe messo a disposizione le proprie relazioni e competenze «in modo assoluto e sistematico a favore del sodalizio soprattutto quando la richiesta di favori proveniva dal capo Luigi Mancuso».
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