
Quando ha capito, per via della rottura delle acque e dell’inizio delle contrazioni, sempre più intense, frequenti e dolorose, di essere ormai nella cosiddetta “fase attiva” del travaglio e quindi prossima a partorire, si è subito diretta sulla spiaggia e dopo essere entrata in acqua con metà busto e per qualche minuto ha partorito la sua bambina di circa tre chilogrammi. Successivamente con la stessa determinazione e nonostante la delicata fase successiva al parto, dopo essere uscita dall’acqua insieme alla neonata, ha, utilizzando una lama affilata – un taglierino o qualcosa di simile – reciso il cordone ombelicale e adagiato a terra la sua piccola bambina in prossimità di alcuni cespugli. A rendersi protagonista della singolare vicenda una giovane piemontese, in vacanza nella cittadina costiera della Locride. Ad accorgersi di quanto accaduto poco distante sono stati due giovani di Caulonia, residenti nella popolosa frazione di Focà, i quali dopo aver prestato il loro aiuto alla donna e alla neonata hanno subito dopo chiamato il personale medico e paramedico del 118 e avvertito i carabinieri.
Dopo i primi soccorsi da parte del personale medico e gli accertamenti sul luogo del parto effettuati dai carabinieri, mamma e neonata sono state immediatamente trasportate e ricoverate all’ospedale di Locri. A distanza, però, di circa 36 ore dal ricovero la giovane mamma piemontese, dopo aver ricevuto le cure necessarie, ha chiesto, ottenendolo, di poter lasciare l’ospedale e, allo stesso tempo, riferito di non essere in grado, per vari motivi, di potersi occupare della figlia neonata e, quindi, di aver deciso di lasciarla in ospedale nel reparto di Pediatria.
A questo punto, dopo le relative segnalazioni e procedure burocratiche, sono entrati in gioco i servizi sociali, l’autorità giudiziaria e il Comune di Caulonia. La piccola sarà assegnata, su disposizione dell’autorità giudiziaria di competenza e con la supervisione dei servizi sociali, in affidamento ad una famiglia.
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