Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Regione Calabria, Occhiuto non firmi più niente per scongiurare la nullità degli atti

Al di là di tecnicismi giuridico-formali, la delicatezza della materia richiede una prudenza enorme

Il presidente Roberto Occhiuto si sarà affidato al suo istinto nel far firmare al vicepresidente Filippo Pietropaolo il decreto di indizione delle elezioni regionali: ha fatto bene. Per analogia non firmi alcunché fino alla proclamazione del nuovo presidente della Regione. La delicatezza della materia consiglia molto prudenza. Al di là di tecnicismi giuridico formali, previsioni statutarie, leggi elettorali, regolamenti. Ma credo che il Presidente dimissionario sia perfettamente consapevole che potrebbero essere atti nulli con nessuno effetto giuridico. Con tutto ciò che ne conseguirebbe.

Conosco Roberto da troppi anni per non sapere che non ha bisogno di consigli: entrambi riteniamo che i migliori consigli sono quelli che non si danno o che comunque non si ascoltano. Ho abbandonato la vita politica da anni, ma considerati i miei trascorsi di “Padre dello Statuto” (così mi definì la stampa nazionale dell’epoca) e l’esaltante stagione delle riforme nella legislatura 2000/2005 , mi consento questa “violazione” dal mio letargo politico. La maggior parte di tutto quell’enorme lavoro di quella fase politica è tutt’ora vigente e tutto ruotava e ruota ancora intorno ad un principio cardine: Sumul stabunt! Simul cadent! Apparso subito eccessivo.

Per la Calabria fu una stagione di protagonismo positivo sul piano nazionale. Ed intorno al fervido confronto fortemente innovativo si sviluppò un dibattito nazionale molto ampio e vivace anche perché avevano quasi all’unanimità approvato (anche con il voto favorevole di Roberto, molto perplesso allora nel confermare nelle mani del Presidente della Regione l’enorme prerogative di provocare lo scioglimento del Consiglio regionale come effetto delle dimissioni volontarie anche per cause non politiche, impedimento permanente o morte del presidente pro tempore).

Fu così che insieme alle forze politiche in un serrato confronto e sempre assistiti da costituzionalisti e giuristi di rilievo nazionale, maturammo l’idea di approvare un modello di “presidenzialismo temperato” poi censurato dalla Corte costituzionale con una sentenza le cui motivazioni apparvero anche a tanti insigni giuristi più politiche che tecniche.

Fummo così costretti a modificare lo Statuto in due punti ottemperando alle prescrizioni della Corte ed alla forma di governo imposta dalla sentenza. Correva l’anno 2024, ottobre credo, e la Regione Calabria tagliò così il traguardo di essere la prima regione d’Italia ad approvare le nuove regole statutarie così fondamentali per far spirare un forte vento riformatore per di più in perfetto spirito bipartisan orgoglio di ciascun consigliere regionale del tempo. Per tutte le altre Regioni diventammo un modello cui ispirarsi. Con il senno di poi resto persuaso che come Consiglio regionale della Calabria avevamo visto giusto. Ma bisogna che la ragione sia riconosciuta prima: dopo è tardi.
di Paolo Naccarato, ex senatore e sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia