
Calabria da record, ma è vera gloria? Agli ultimi esami di stato i nostri studenti hanno portato a casa, in percentuale, il più alto numero di 100 (12% del totale) e 100 e lode (6,1%) su scala nazionale. A seguire Puglia (5,5%) e Sicilia (4,7%). Numeri decisamente più bassi al Nord. Differenze territoriali che fanno storcere il muso a molti, anzitutto se raffrontate all’esito delle prove Invalsi che avevano evidenziato risultati peggiori al Sud. Ma i risultati non sono per forza contraddittori, perché si tratta di prove diverse e vissute in maniera molto differente dagli studenti. Inoltre il voto della maturità è costruito negli anni dalle studentesse e dagli studenti.
Risultati costruiti nel tempo
Giusi Princi, una vita nella scuola, prima docente e poi preside del Liceo reggino “Leonardo Da Vinci” nel 2017 premiato del presidente della Repubblica, quindi vicepresidente della Regione, ora europarlamentare, riflette proprio sulle lodi. «Un risultato non certo estemporaneo o frutto di improvvisazione ed errori di calcolo, ma che parte da lontano ed è conseguenza d’un intero ciclo di studi, d’un sistema valutativo strutturato che si consolida nel tempo. La costruzione del voto finale segue criteri precisi e documentabili, garantendo equità e trasparenza nel processo di certificazione delle competenze».
Conferme sul campo
L’eurodeputata di Forza Italia sottolinea come i successivi percorsi universitari confermano che i voti sono meritati. «Le università più prestigiose accolgono i nostri diplomati che mantengono standard d’eccellenza. Numerosi professionisti altamente qualificati, che operano al Nord come nel resto d’Europa hanno completato la propria formazione di base al Sud e in Calabria, testimoniando la solidità del nostro sistema educativo», aggiunge Princi.
Per confermare le sue parole basta metter mano a un elenco sterminato di calabresi illustri, e basta citare un procuratore generale della Cassazione come Piero Gaeta, il capo della Polizia Vittorio Pisani, l’ex presidente dell’Inps e oggi europarlamentare Pasquale Tridico, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Rocco Bellantone. un probabile futuro primo presidente della Cassazione come Pasquale D’Ascola, un rettore della “Bocconi” come Francesco Villari, E a proposito di rettori, figlia di calabresi è la rettrice della “Sapienza” Antonella Polimeni. E l’elenco potrebbe continuare a dismisura, da Sandra Savaglio a Franca Melfi, da Amalia Bruni alla famiglia Versace e tanti altri.
«Le statistiche più recenti di Istat e Eurostat per il 2024 documentano progressi significativi degli indicatori educativi meridionali, risultato delle politiche di investimento nel settore formativo. Tali miglioramenti si traducono nei risultati che registriamo oggi, smentendo le solite polemiche sterili che si ripresentano ogni anno», conclude l’europarlamentare che loda i docenti calabresi.
Dall’altro lato della cattedra
Rivendicano con orgoglio, ma senza superficialità, la legittimità dei risultati gli studenti: parlano per tutti i presidenti delle Consulte provinciali. «Il 100 e lode non è solo un numero: è la sintesi di un percorso, la voce di notti insonni, sacrifici spesso invisibili, sogni custoditi in silenzio e coraggio messo alla prova», commenta il presidente del gruppo reggino Daniele Trimboli, ricordando che «gli esami non definiscono chi siamo. Non raccontano la nostra empatia, la nostra capacità di rialzarci, la voglia di costruire un mondo più giusto».
Il presidente della Consulta cosentina, Francesco Mazzotta, parla di risultati che smentiscono «certi luoghi comuni su un Mezzogiorno sempre in affanno». Ma aggiunge: «Viene spontaneo chiedersi: è davvero un segnale di meritocrazia o un sintomo di disomogeneità nei criteri valutativi? Se da un lato è giusto celebrare l’impegno di migliaia di studenti, dall’altro non possiamo ignorare il rischio di una sorta d’inflazione del merito, coi voti alti che perdono parte del loro significato poiché distribuiti con troppa generosità o logiche poco chiare. È plausibile pensare che la qualità degli studenti sia così diversa da una regione all’altra? O dovremmo riflettere su quanto pesino fattori territoriali, aspettative degli insegnanti o addirittura pressioni sociali e familiari?», chiude Mazzotta. Che lancia l’idea d’un «progetto interregionale, promosso dalle Consulte, che metta a confronto i criteri usati nei vari istituti per i voti. O una campagna nazionale – realizzata dagli studenti per gli studenti – per spiegare cosa significhi davvero il voto di maturità al di là della cifra numerica: un percorso, non un traguardo; uno strumento, non un’etichetta».
La responsabile regionale delle Consulte studentesche, Franca Falduto, in occasione della recente protesta di alcuni maturandi in sede d’esame, – come si ricorderà si erano rifiutati di rispondere all’orale – aveva lanciato un sondaggio ai rappresentanti delle Consulte provinciali raccogliendo pareri quasi unanimi sull'opportunità di una revisione dell'esame stesso, così come sull'opportunità di doverne discutere in altre sedi, e con altri metodi.

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