Calabria

Venerdì 18 Luglio 2025

Giudici, avvocati e logge massoniche. Processo "Mala Pigna", Petrini: "Non ricordo più niente"

Dice di avere rimosso dai suoi ricordi una parte della sua vita. Una parte «dolorosa», ma comunque vissuta e poi cristallizzata dopo l’arresto anche nei verbali di collaborazione con la procura di Salerno. La convocazione di Marco Petrini al tribunale di Palmi, per testimoniare nel processo “Mala Pigna”, era stata preceduta da una lunga discussione sul suo stato di salute mentale. Una situazione delicata che aveva portato il presidente del collegio Francesco Jacinto a predisporre una perizia psichiatrica nei confronti dell’ex magistrato di Catanzaro. Il perito nominato dal tribunale, infine, il 26 giugno scorso aveva dato luce verde alla sua testimonianza. La posizione dell’ex magistrato riguardo a quella perizia è sembrata chiara dalle prime domande del pubblico ministero, tanto che il tribunale lo ha avvertito dell’obbligo di rispondere alle domande che non lo riguardavano in prima persona senza reticenza, pena l’invio degli atti alla procura. «Mi permetto di dire una cosa – si è giustificato Petrini, difeso dall’avvocato Vladimir Solano - Avete pazienza. Questa convocazione mi ha cagionato uno shock traumatico di cui non potete rendervi conto». E quando gli hanno ricordato che era «stato sottoposto a una perizia», l’ex magistrato ha risposto: «Sì, sì, certo, per carità. Però, non ho avuto la possibilità di avvalermi di un consulente, non ho avuto la possibilità di far conto o dedurre a quanto ha scritto il perito. Io dalla convocazione in poi sono dovuto entrare in psicoterapia, ho dovuto ricominciare a prendere il tavor... Però, mi scusi, no, già sto male, no. Non ho ancora iniziato l'interrogatorio e già si parla di trasmissione degli atti alla Procura…». Il prosieguo dell’udienza non è stato certo migliore dato che la testimonianza di Petrini è stata contrassegnata da innumerevoli «non ricordo» e risposte telegrafiche a pm e tribunale. Nel processo “Mala Pigna” è imputato anche l’ex avvocato catanzarese Giancarlo Pittelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La Dda di Reggio Calabria gli contesta di essersi messo a disposizione di Rocco Delfino, difeso dall’avvocato Guido Contestabile, considerato esponente di spicco della cosca Piromalli, intervenendo «nel giudizio per la revisione del procedimento di prevenzione dei confronti della società Delfino pendente dinnanzi al Tribunale di Catanzaro al fine di ottenere la revoca del sequestro di prevenzione della società intestata originariamente al fratello di Rocco, Giovanni Delfino». Proprio nei contatti tra l’allora avvocato e i magistrati di Catanzaro si inserisce la testimonianza di Petrini, condannato a 4 anni di reclusione in appello, per corruzione nell’esercizio della funzione, nel processo nato dall’inchiesta “Genesi”. Petrini era stato chiamato a rispondere alle domande della Dda sulle dichiarazioni rese da febbraio a novembre 2020, durante il periodo della sua collaborazione con la procura di Salerno. Di quel periodo, però ha sostenuto di ricordare poco o nulla. La procura voleva sapere di una presunta riunione massonica che si sarebbe svolta nello studio catanzarese di Pittelli e alla quale avrebbe partecipato anche Petrini con altri magistrati e avvocati di Catanzaro. Davanti ai “vuoti di memoria” del testimone, la procura è stata costretta a procedere di volta in volta a delle contestazioni, cioè alla lettura delle dichiarazioni che lo stesso Petrini ha rilasciato ai magistrati di Salerno. Neanche questo, però, è servito ad avere risposte certe. «Lei dichiara – dice il pm - c'era Emilio Santoro detto Mario che voleva costringermi a entrare nelle logge, mi costringeva in maniera anche molto serrata e lui è stato, solo lui, a parlarmi delle logge stesse… le chiedo, intanto, se la ricorda questa circostanza di Santoro che voleva chiederle di entrare nelle logge massoniche?». Petrini, però, è restato sul vago: «No, non la ricordo. Forse ne ho parlato, sì, però non ho contezza precisa ...». Il fine ultimo del pm era capire se a Catanzaro esistesse una loggia composta da avvocati e magistrati della quale Petrini aveva parlato negli interrogatori. «… Sono passati 5 anni e mezzo - afferma davanti all’insistenza del pm - e nel frattempo c'è stato un trauma che non ha avuto fine. E anche per il percorso spirituale che ho iniziato a fare e che cerco di fare ancora oggi, la cosa più importante è cercare di chiudere i conti del passato…». «Io le sto chiedendo – lo incalza il pm - se è vero quello che ha detto all'epoca ai magistrati che le interrogavano». «Non mi ricordo cosa ho detto, lo capisce? Questo è stato per me uno dei passaggi dichiarativi più travagliati, che più mi sono costati, in termini di salute psichica, in termini di shock traumatici, per 11 mesi». «Sì, dottore, guardi, il pubblico ministero – è intervenuto il tribunale - le ha chiesto semplicemente se in quella circostanza lei ha detto o meno la verità». «Non mi ricordo più niente …». Nessun ricordo da parte di Petrini neanche in merito alla riunione, al ruolo che avrebbe svolto in quell’occasione l’ex avvocato Pittelli, né sui partecipanti e sulla presunta presenza di altri magistrati. «Ricordo solo – ha sottolineato l’ex magistrato – che… gli interrogatori che lei ha rammentato essere stati cristallizzati in questi verbali, erano interrogatori in cui aveva un profondo stato di prostrazione psicologica. Aveva due mesi in carcere, un mese in convento da solo, ed è scoppiato il Covid, e vi assicuro che è stato davvero tutto molto difficile».

leggi l'articolo completo