
Depuratori «sottodimensionati» o, in diversi Comuni, «addirittura assenti». Tantissime porzioni di territorio non collettate agli impianti di depurazione e, dunque, inquinate da «sversamenti non trattati che a volte compromettono la qualità delle acque superficiali e costiere».
E poi una gestione in economia dei sistemi fognari e depurativi da parte delle Amministrazioni comunali, le cui casse cronicamente vuote non permettono di intervenire nemmeno sulla manutenzione ordinaria degli impianti. È un quadro purtroppo ben noto quello della maladepurazione e degli scarichi a mare che, in barba all’abusata retorica della valorizzazione del patrimonio naturale della Calabria, puntualmente non solo macchia l’immagine delle “cartoline” estive calabresi, ma soprattutto danneggia gli ecosistemi del territorio e in alcuni casi anche la salute di chi ci vive o lo visita. Parte da queste non proprio incoraggianti premesse, inserendole in un contesto ancora più ampio di violazione delle normative europee (la Calabria è coinvolta in tre delle quattro procedure di infrazione in corso sull’Italia), il progetto con cui la Regione, attraverso Arrical e con Sorical come soggetto attuatore, punta alla «ingegnerizzazione dei sistemi depurativo-fognari dei Comuni costieri della Calabria».
Si chiama progetto “Cews” (Circular Engineering for Wastewater System) e riguarda tutte le coste della regione suddivise in tre lotti: da Tortora a Montebello Jonico, da Melito Porto Salvo a Belcastro, da Cutro a Rocca Imperiale.
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