«So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e con professionalità il vostro impegno. Impegno reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave – e ormai insostenibile – condizione di sovraffollamento nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti Istituti, nei quali sono necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione... I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati; in palestra di addestramento al crimine; né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al capo del Dap e a una rappresentanza di agenti della polizia penitenziaria, è tornato ad affacciarsi sul mondo inquieto delle carceri italiane da cui risalgono urla d’angoscia che non sono più isolate. Un mondo di sepolti vivi, ovunque in sofferenza, tra vuoti nell’organico della polizia penitenziaria e una popolazione detenuta che continua ad aumentare. Una situazione di affanni presente anche in Calabria. Nei 12 istituti della regione, secondo i dati aggiornati al 31 maggio di quest’anno, sono ristretti 3.014 individui rispetto a una capienza regolamentare di 2.711 posti totali (con ben 303 reclusi oltre il limite massimo). Uno scenario sempre più allarmante. Nel 2020, infatti, in Calabria si contavano 2.631 detenuti (383 in meno rispetto all’ultimo dato) a fronte di una capienza di 2.709 posti (dunque, con 78 posti ancora disponibili). L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale