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Relazione DIA, la 'ndrangheta sempre più pervasiva nel narcotraffico e si infiltra sempre più negli appalti pubblici

«Il fenomeno mafioso della 'ndrangheta è ormai consolidato e riconosciuto fuori dalla regione di origine in Italia e all’estero. Le più recenti risultanze giudiziarie attestano l’operatività di almeno 48 locali di 'ndrangheta tra il Centro e il Nord Italia, non solo insediando quelle realtà economicoimprenditoriali, ma replicando anche i modelli mafiosi originari che si fondano sui valori identitari posti alla base delle loro strutture».

E’ quanto si legge nella Relazione al Parlamento sull'attività svolta nel 2024 dalla Direzione investigativa antimafia, presentata stamane a Roma. «Per favorire l’espansione territoriale anche nelle regioni del Centro e del Nord Italia - spiega la Relazione - le cosche hanno fatto leva sulla capacità di instaurare rapporti con clan appartenenti ad altre organizzazioni mafiose di diversa estrazione e origine».

Cresce l'interesse della 'ndrangheta per le grandi opere pubbliche

«L'infiltrazione della 'ndrangheta nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio di autorizzazioni, licenze e concessioni è sempre più concreta e articolata». A lanciare l’allarme è la Direzione investigativa antimafia nella Relazione al Parlamento sull'attività svolta nel 2024, presentata stamane nella sede della Stampa estera. «Le cosche hanno evidenziato un crescente interesse nel controllo delle grandi opere pubbliche - rileva il report - e nella gestione delle risorse economiche degli enti locali, come nel caso delle aziende ospedaliere o dei servizi di raccolta rifiuti».

Indagini e inchieste giudiziarie «delineano con chiarezza l’immagine di una 'ndrangheta 'proteiformè, che si distingue per la pervicace vocazione affaristicoimprenditoriale e per il ruolo di protagonista di rilievo nell’ambito del narcotraffico internazionale. In contesti socioeconomici caratterizzati da crisi, la 'ndrangheta ha saputo intercettare, nel tempo, le misure di sostegno economicofinanziario varate da istituzioni europee e nazionali, diversificando i propri investimenti secondo una logica di massimizzazione dei profitti, in particolare nei settori maggiormente vulnerabili».

«L'attitudine delle organizzazioni mafiose a contrarre patti utilitaristici» si manifesta «anche nella cooperazione tra matrici criminali nazionali diverse». Nell’anno considerato il documento ricorda «l'intesa tra Cosa nostra gelese e 'ndrangheta calabrese per la gestione del traffico di stupefacenti. Documentate anche significative sinergie per il rifornimento e la custodia di armi tra organizzazioni criminali di matrice 'ndranghetista stabilite in Piemonte e la comunità sinti, dedita in quel territorio alla commissione di reati predatori, che in talune circostanze ha svolto una funzione sussidiaria nel reperimento di armi da fuoco».

Nel 2024 confiscati beni per 159,9 milioni

Nel 2024 la Dia impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata ha sequestrato beni per 93,4 milioni e confiscato beni per 159,9 milioni. Sono alcuni dei dati contenuti nella Relazione annuale del ministro dell’Interno al Parlamento.
In particolare, sono stati sequestrati beni per 56,7 milioni alla camorra, per 15,9 milioni alla 'ndrangheta, per 13 milioni alla mafia foggiana e per 5,9 milioni a Cosa nostra; confiscati beni per 104 milioni a Cosa nostra, per 30,9 milioni alla camorra, per 8,1 milioni alla 'ndrangheta e per 2,2 milioni alla mafia foggiana.

 

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